Parziale del centro storico verso Monte Berico

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Veduta parziale del centro storico verso Monte BericoLa raccolta di vedute di Vicenza si è aperta con la piazza dei Signori, dominata dalla Basilica palladiana, il monumento che rappresenta la città e della quale è il simbolo. Per le notizie storico-artistiche rimandiamo quindi alla tavola numero 1.

Qui vogliamo dire l’importanza per i vicentini di questa piazza, una delle più belle d’Italia. E’ il centro cittadino e vi si arriva da varie direzioni, passaggio obbligato che percorre un tempo storico, come già in età romana e in età medioevale.

Luogo d’incontro, ma anche importante punto commerciale, sotto la Basilica si aprono le botteghe degli orafi, situazione che già fu nel Medioevo, quando le botteghe dei gioiellieri erano privilegiate e veniva data loro locazione sotto gli edifici di proprietà del Comune, mentre di fronte, stavano le botteghe dei “merzari” (merciai), sistemati prima sotto tende.

Sulle botteghe dei merzari si costruirono alla fine del Quattrocento e nel Cinquecento, le due ali del Monte di Pietà, istituito dal Comune dopo la cacciata degli ebrei.

Questa situazione a secoli di distanza, esiste tuttora: qualche bel negozio di gioiellieri si apre sotto gli archi della Basilica (ultimamente si è passati anche alla bigiotteria di classe), di fronte e sul lato d’angolo occidentale (piazzetta Palladio, via Cavour), vi sono le vetrine dei negozi di tessuti, di abbigliamento, dei cappellai, a ricordare le botteghe tramandatesi attraverso i tempi.

Il giovedì la piazza è animata da un variopinto mercato, fitto di bancarelle, le occasioni di buoni acquisti non mancano e per questo il mercato è frequentato dai vicentini, dagli abitanti della provincia e dai turisti, che aspettano questo giorno per le loro spese.

Negli altri giorni la piazza è luogo di passaggio, d’incontro, di sosta ai tavolini dei caffè: molto frequentati quelli della adiacente piazzetta Palladio e il parterre del caffè Garibaldi.

In piazza dei Signori si tengono le manifestazioni ufficiali del Comune di Vicenza, i comizi in periodo elettorale, iniziative culturali e si “celebra” il carnevale.

Nelle giornate estive, sotto il sole, risaltano i monumenti; la sera, la luce del tramonto la illumina di colori accesi o tenui, a seconda delle stagioni, ma sempre il momento che precede il tramonto è un “attimo” sospeso tra luce e ombra.

Di notte, specialmente nei mesi estivi, quando la luce della luna trasforma la piazza in uno scenario teatrale, la gente si ferma per godere di tanta bellezza.

I bambini, non ancora attratti dai lati artistici, succhiano coni gelati e giocano a pallone, e a rincorrersi. A notte inoltrata la piazza tace, ma dall’arcano silenzio sembra giungere un suono di poesia: sono i versi che Gabriele d’Annunzio nel libro secondo (Elettra) delle “Laudi” dedicò a Vicenza nella piccola raccolta intitolata: “Le città del silenzio”.

Vicenza, Andrea Palladio nelle Terme e negli Archi di Roma imperiale apprese la Grandezza. E fosti eguale alla Madre per lui tu figlia inerme! Bartolomeo Montagna il viril germe d’Andrea Mantegna in te fece vitale.

La romana virtù si spazia e sale per le linee tue semplici e ferme. Veggo, di là delle tue mute sorti, per i palladiani colonnati passare il grande spirito dell’Urbe e nel teatro Olimpico, in coorti i vasti versi astati e clipeati del Tragedo cozzar contra le turbe.

Versi intrisi di retorica, forse, versi solenni, che comunque ben si addicono alla classica solennità della città palladiana.