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Dall’antico al contemporaneo: la tradizione continua

19 vedute a stampa di Bassano del Grappa della fine XX secolo, a Ca’ Rezzonico

Esposizione della più importante collezione storica di vedute della città di Bassano alla fine del secondo millennio, in occasione di “Remondinia-Bild, Druck, Papier”, ottobre 2024. Una mostra mercato che ha riunito espositori del collezionismo cartaceo di tutto il Veneto, un appuntamento con librerie antiquarie specializzate nelle incisioni calcografiche e xilografiche, editori ed operatori dell’immagine a stampa, cartografia antica e di modernariato. Un’ occasione particolarmente importante che ha attirato collezionisti e appassionati di libri antichi, cartografia terrestre e celeste, vedutistica di stampe antiche decorative di ogni epoca e soggetto, giochi e oggetti originali di carta, grafiche dei protagonisti della storia dell’arte dell’editoria antica e moderna fino al XX secolo.

Il Veneto può vantare credenziali di tutto rispetto nella storia della stampa fin dalle sue origini; si pensi, ad esempio, alle opere di Panfilo Castaldi da Feltre del XV secolo e, successivamente, alla raffinatezza di Aldo Manuzio, insieme ad altri prototipografi di Venezia, e la perfetta organizzazione industriale che i Remondini costituirono, rendendo celebri la città di Bassano ed il Veneto in tutto il mondo.

Perfetto inserimento in questo contesto storico è l’ ultima collezione di vedute a stampa, progettata e stampata dall’editore vicentino Gilberto Padovan e realizzata a mano libera da Guido Albanello. Nomi non nuovi a simili imprese, avendo già prodotto tra il 1990 e il 1995 una ricca Collezione Vicentina formata da 36 vedute e dal 1999 al 2005 una serie di 7 grandi panorami delle città venete, capoluogo di provincia, in cui si inserisce quello di Venezia che, per le dimensioni, rappresenta un unicum nella storia della città lagunare..

Nella fase preparatoria della Collezione Bassanese, Gilberto Padovan si è meticolosamente documentato sulle caratteristiche della città del Grappa; poi l’ha osservata dall’alto, a più riprese, a volo d’uccello. Assumendo il ruolo di prosecutore dell’arte della stampa antica, Gilberto Padovan ha fornito, scegliendo soggetti e inquadrature, il materiale che è servito all’artista Albanello, paziente e preciso come un miniatore, per disegnare a china 19 vedute pubblicate fino alla fine del 2000. Su carta Favini, prodotta con apposita formula, l’intera opera è stata nitidamente impressa dall’Opificio Grafico Veneto di Montecchio Maggiore. Fino a quel momento mai nella storia dell’iconografia bassanese si era potuto ammirare una serie così cospicua di stampe vedutistiche.

Il Zuliani (sec. XVIII) e il Lovison (sec.XIX), infatti, avevano inciso solo quattro vedute ciascuno dei luoghi canonici. L’Editore ha avuto il merito di non essersi accontentato di quei luoghi, ma di aver recuperato all’attenzione e al godimento, prima di tutto dei Bassanesi e poi degli amatori di stampe e della città, altri scorci e monumenti meno noti ma non meno carichi di storia e di suggestione. Con precisione e sicurezza, senza lasciare nulla al caso, Guido Albanello, tracciando segni fittissimi e sottili, ha ottenuto un tessuto grafico di una morbidezza quasi palpabile, in particolare nella resa della vegetazione presente più d’una volta nelle scene. La città disegnata dall’artista è quella ferma delle architetture o delle strade e delle piazze, non quella in movimento della folla e delle automobili. In qualche veduta le poche figurine di persone qualunque suggeriscono un senso della città a misura d’uomo e sono lì a dirci che, dietro quelle facciate, dentro quelle case si vive. In alcuni casi ci sono gli alberi e i fiori a darci il senso dell’alternanza delle stagioni, più spesso sono invece gli intonaci corrosi a rivelarci lo scorrere del tempo. L’impegno che l’artista ha messo nella resa dell’insieme e dei dettagli conferisce alla stampa un valore storico. Essa è un documento in bianco e nero della situazione urbanistica e architettonica, nel preciso momento in cui è stata disegnata. La riprova sta nel fatto che un edificio del “borghetto” di Angarano, presente nella veduta, ha già cambiato volto per il restauro effettuato successivamente. Oppure si può verificare come qualcosa di mobile, ad esempio l’edicola presso la chiesa di San Francesco, un tempo collocata nel luogo fissato da Albanello, ora è spostata. L’arredo urbano spesso ingombrante – fatto di semafori, fili elettrici, cartelli indicatori – è cancellato, quasi fosse un intralcio alla visione nitida e pura della città. Nitore e purezza dominano la realtà raffigurata e quest’effetto è spesso ottenuto dall’artista con l’uso di una luce non fenomenica ma quasi metafisica. La stampa vedutistica, come ogni opera d’arte, non è il risultato di un’operazione meccanica, ma il frutto dell’intelligenza e della creatività dell’artista. Ciò che noi vediamo nella Collezione Bassanese è un’idea della città come luogo dove ogni pietra è un brano di storia, ha un suo significato, mostra una sua bellezza, possiede una sua dignità. Un luogo dunque da amare e consapevolmente rispettare.

Mostra dell’iconografia storica nella Sala della Ragione ad Asolo

Ad Asolo, nella Sala della Ragione del Museo Civico, alla presenza dell’assessore Rosy Silvestrini, della responsabile dell’Archivio Storico del Museo Orietta Dissegna, dello storico Nico Cunial e della curatrice Elisa Cannelli, il giorno 8 aprile 2023 si è aperta una mostra di documenti antichi provenienti da tutto il territorio nazionale, rarità bibliografiche originali quali manoscritti miniati, incunaboli, carte geografiche, vedutistica, libri di architettura veneta del sec. XVI, libri di storia locale e incisioni dei grandi maestri dal XVI al XIX secolo.

Grande risalto è stato dato ad un particolare ed originalissimo panorama di Venezia e della sua laguna: opera nata da un progetto dell’editore vicentino Gilberto Padovan in collaborazione con l’artista Guido Albanello e terminata nel 2001 dopo circa sette anni di lavoro. La realizzazione, interamente eseguita a mano libera, prima con un disegno minuzioso a matita e poi ripassato con il pennino a china, fu data successivamente alle stampe. Ci vollero innumerevoli sopralluoghi in città e in laguna per definire con precisione documentale l’opera. La stessa appartiene ad un progetto ancora più vasto che coinvolge tutti i capoluoghi di provincia del Veneto. E’ un’opera che rappresenta la più vasta visione d’insieme di Venezia nella storia dell’iconografia a stampa. Un lavoro certosino che solo la mano e la precisione di un artista iperrealista, amante dell’architettura e della natura, ha potuto manifestarsi con un segno dettagliato e particolareggiato per diventare negli anni successivi una concreta manifestazione del talento umano, testimonianza artistica che, per la sua peculiarità documentale, percorrerà i secoli futuri come vera testimonianza di un capolavoro urbano quale rappresenta Venezia nel mondo. L’opera, esposta nel corso degli anni nei più prestigiosi musei d’Europa, è composta da sette grandi fogli di cm. 160 x 81, ed è stampata dall’editore Gilberto Padovan su carta d’arte dall’originale, in una tiratura limitata di sole 600 copie.

Venezia Panoramica – La scoperta dell’orizzonte infinito

L’editore vicentino Gilberto Padovan è stato invitato ad esporre presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia, dal 14 maggio al 12 settembre, il disegno più esteso finora realizzato della città lagunare. Un’idea fuori del comune che l’editore ha sostenuto e progettato a fine Novecento. L’opera è di Guido Albanello che con grande perizia ha realizzato un vero proprio capolavoro documentale, composto nell’insieme (360° gradi sulla città e laguna) da sette grandi fogli di cm. 160×81.
La mostra si snoda in un percorso storico sull’iconografia a stampa, di soli grandi panorami, che gli incisori illuminati, dal XV al XX secolo, hanno immortalato nelle loro lastre.
La stessa mostra, in autunno, sarà trasferita a Mosca, grazie all’Istituto di Cultura Italiana, presso il Museo di Architettura A. V. Schusev, dimostrando ancora una volta quanto Venezia sia un instancabile motore di cultura a livello
internazionale.
La mostra ripercorre, attraverso vere e proprie opere caposaldi, gli sviluppi che nel tempo hanno portato alla nascita, a fine Settecento, del termine ‘panorama’ e delle opere che ne hanno determinato la fortuna: dalla celeberrima xilografia di Erhard Reuwich di fine ‘400, al rarissimo volto di Venezia tracciato da Giovanni Merlo nel Seicento; dalle elaborazioni tra Seicento e Settecento di una curiosa Venezia dal volto nordico ai panorami ottocenteschi dei nostri più celebri incisori, impegnati a variare e ad allargare progressivamente le loro panoramiche, in una sorta di gioco di testimonianza e apprezzamento dell’inimitabile volto veneziano, fino ai nostri giorni.
Caffi, Moro, Pividor e così via testimoniano in mostra la fortuna di un genere e portano all’ammirazione del pubblico un pacchetto di opere poco note o addirittura sconosciute che, per la prima volta, possono anche essere accostate e comparate tra loro.
La mostra si conclude con le tavole di Guido Albanello che raccoglie la sfida dei provetti panoramisti dell’Ottocento.
Attraverso immagini immersive e ricche di dettagli il libro-catalogo ripercorre la storia del panorama, dalle vignette medievali fino alle riprese dei fratelli Lumière di fine Ottocento. Ampio spazio è dedicato al grande Panorama di Venezia di Giovanni Biasin e ai suoi possibili modelli: le vedute incise o litografate dagli specialisti del genere quali
Ippolito Caffi, Antonio Lazzari, Giovanni Pividor e Marco Moro; i grandissimi panorami realizzati per le più importanti esposizioni d’arte europee; i diorami e prodotti simili che giravano di città in città per l’intrattenimento dei più curiosi, senza dimenticare le opere dei vedutisti settecenteschi, primo tra tutti Canaletto. Arricchisce il volume un catalogo completo delle opere che nei secoli hanno contribuito allo sviluppo del genere. Testi di Giandomenico Romanelli, Pascaline Vatin e Carlo Montanaro.

Video realizzato dal prof. Giandomenico Romanelli

Luigi Cavalli a 180 anni dalla nascita

Presentato alla “Fondazione Istituto di Storia” di Vicenza, in collaborazione con il libero gruppo “Un Cucchiaio di Cultura”, il libro di Angela Maria Alberton “Luigi Cavalli”. Relatori: Dario Semenzato, Filiberto Agostini, Angela Maria Alberton e Gilberto Padovan.

Pochi a Vicenza sanno chi sia Luigi Cavalli. Il suo nome, come capita spesso, si è perso tra le pieghe della storia. Molti vicentini percorrono ogni giorno la via a lui dedicata nel 1931, senza sapere chi sia; altri passano sotto la sua casa, in corso Fogazzaro a Vicenza, senza nemmeno alzare lo sguardo sulla facciata in cui campeggia una lapide che lo ricorda così: «In questa casa / dopo l’Epopea / in fervore di pensiero e d’opere / dimorò / Luigi Cavalli / dei Mille / VII IV MDCCCXXXIX XVII XI MCMXXIV (7 aprile 1939 – 17 novembre 1924)». I vicentini più attenti sanno che Cavalli è stato uno dei Mille sbarcati a Marsala, mentre solo gli appassionati di storia locale sanno che è stato per molti anni consigliere comunale di Vicenza, deputato e senatore del Regno d’Italia, e presidente della Società dei Reduci garibaldini di Vicenza. Mi sono imbattuta in Continue reading “Luigi Cavalli a 180 anni dalla nascita” »