“Il grande Napoleone ammonisce i suoi ufficiali nei pressi di Bassano”
E’ la più grande e suggestiva incisione di una battaglia napoleonica, realizzata in terra veneta.
Nell’età napoleonica il mito dell’antichità sopravvive come ispiratore di ogni artista, ma viene utilizzato con scopi di propaganda e di celebrazione.
Ad esso subentra, poco a poco, la rappresentazione del fatto storico in sé, che diviene contemporaneo, con lo scopo di diffondere un’immagine apologetica.
La visione della storia appare drammatica, umana, «nei grandi dipinti celebrativi, Napoleone arringa le folle, visita gli accampamenti, si preoccupa dei feriti, riceve gli sconfitti, cavalca trionfante». Così lo raffigurano i grandi artisti del tempo.
L’incisione di traduzione, di riproduzione cioè di un’altra immagine o di un dipinto celebre, raffigura Napoleone Bonaparte, giovane comandante dell’armata francese in Italia, col suo cavallo bianco nell’atto di additare ai propri ufficiali l’azione che si svolge in primo piano: un cane guaisce sul corpo del suo padrone, un ufficiale austriaco.
L’iscrizione stessa, in basso, ricalca la scena: «There gentlemen that dog teaches us a lesson of humanity» (Là, signori, quel cane ci impartisce una lezione di umanità).
L’azione, ripresa dopo la Battaglia, ha sullo sfondo la Città con il suo castello, il fiume Brenta e il Monte Grappa, all’imbocco della Valsugana. Nelle immediate pertinenze si intravvedono dei soldati francesi con i nuovi prigionieri.
Data l’inevitabilità del ruolo interpretativo, affidato ad una stampa di traduzione, l’incisore inglese Charles George Lewis ha tratto il soggetto da un dipinto dell’artista, anch’esso inglese, Thomas Jones Barker, conosciuto, soprattutto, come pittore di “battaglie”.
Già gli scrittori antichi avevano riferito di pitture rappresentanti campagne militari, battaglie, trionfi in cui si passava, dalla cronaca alla “biografia”, rappresentando le gesta del vincitore. Tali testi erano noti ai trattatisti d’arte che li citavano ogniqualvolta volevano giustificare temi analoghi nella pittura contemporanea. Nel nostro caso, non si tratta di commemorare la vittoria, di esaudire i desideri del committente e nemmeno di sottolineare la nobile discendenza, ma piuttosto di cogliere l’azione nell’istante fotografico della “Storia”, in cui appunto l’artistatestimone poteva documentare il presente.
Thomas Jones Barker frequentava i campi di battaglia e i suoi dipinti, alla stregua dei numerosi quadri di Antoine-Jean Gros o di Charles Meynier, tesi ad una «restituzione realistica, scrupolosamente documentata del fatto storico», vogliono essere la traduzione veritiera dell’avvenimento, inserendosi così nel filone della pittura storica d’intento morale e civile.
L’arrivo in Italia dell’iconografia napoleonica, straordinariamente ricca e ancora legata, prima dell’Impero, agli ideali civili della pittura rivoluzionaria, significò l’irruzione improvvisa della contemporaneità nelle tematiche della “pittura di storia”.
Del Barker ricordiamo ancora, oltre al dipinto di Napoleone dopo la Battaglia di Bassano, Wellington che attraversa i Pirenei, l’incontro di Wellington e di Blucher vicino a Waterloo, Un episodio della presa di Pamplona, I generali alleati davanti a Sebastopoli, L’attacco dei corazzieri, Napoleone dopo la Battaglia di Sedano La sua produzione gli procurò l’appellativo di “Vernet inglese”.
Una stampa di genere, dunque, questa incisione di Charles George Lewis, con l’intento di ribadire la funzione sociale dell’arte, poiché permetteva alle immagini riprodotte di penetrare «fin nell’umile capanna del più infimo dei cittadini», come sosteneva J . G. Sulzer.
Era proprio dell’ideologia illuministica prima e rivoluzionaria poi, attribuire all’arte riprodotta una funzione educativa e politica, poiché l’opera facilmente era diffusa e richiesta da studiosi, collezionisti, artisti, antiquari. Denis Diderot aveva scritto, rivolgendosi ai pittori nel 1765: «Commuovetemi, sorprendetemi, spezzatemi il cuore, fatemi tremare, piangere, restare sbalordito, infuriarmi; i miei occhi li delizierete dopo, se ci riuscirete».