Parziale del centro storico da Monte Berico

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Centro storico di Vicenza visto da Monte BericoIn questa veduta si riconoscono scorci di alcuni dei monumenti ed edifici di quello che è il nucleo del centro storico cittadino: domina la Basilica Palladiana, che prende il nome dalle logge a serliana ideate da Andrea Palladio a recinzione del preesistente palazzo della Ragione.

Il motivo della serliana prende il nome dal Serlio, che la derivò dall’architettura romana.

I due ordini della loggia sono sovrastati da un ampio terrazzo, una delle più belle passeggiate da dove ammirare da tre lati il panorama di Vicenza.

Uno zoccolo – in effetti la parte ultima del palazzo della Ragione – rivestito da lastre marmoree rosse è sormontato dal tetto a carena rovesciata.

Alla destra della basilica la quadrata torre del Girone o del Tormento, casa-torre del XII secolo.

Acquistata dal Comune, in età veneziana fu adibita alla metà del ’500 a carcere, mantenendo fino all’800 tale destinazione.

Una lapide ricorda che Federico Confalonieri vi fece sosta.

Il torrione raccordato alla basilica tramite l’arco del Registro, detto familiarmente dai vicentini, degli Zavatteri, perché sotto si teneva il mercato delle “zavate” (scarpe), fu gettato tra la Basilica e la torre alla fine del ’400.

All’angolo opposto la slanciata torre di Piazza, o torre Bissara, perché già della famiglia dei Bissari, dalla quale il Comune l’acquistò nel 1226, sul lato verso la piazza è murato il Leone di San Marco; sotto, entro una grande edicola con una fastosa cornice dedicatoria, la Madonna in trono tra i santi Vincenzo e Stefano, fu collocata nel 1596.

In primo piano una pittoresca ansa del Retrone, poco prima di passare sotto i ponti San Paolo, San Michele e delle Barche.

Un importante e storico edificio, che giunge a lambire con il giardino le acque del fiume è palazzo Proti, Vajenti, Malacarne.

Il palazzo ha l’ingresso da contrà Proti, intitolata a Giampietro de’ Proti, ultimo discendente della nobile famiglia.

Nell’area dell’attuale palazzo e in quelle adiacenti sorgevano le proprietà della famiglia Proti.

Giampietro ne fu il rappresentante più illustre: uomo d’arme si distinse nell’aprile del 1404 nella difesa della città, attaccata dai Carraresi. Vicenza era allora sotto la signoria dei Visconti.

Morto Giangaleazzo nel 1402, la moglie non riuscì a tenere aggregati i possessi viscontei, soprattutto nei più lontani territori.

Vicenza, città di confine, venne attaccata dai vicini carraresi, che cercarono di entrarvi dalla Porta di Pusterla.

Gli attaccanti furono respinti, ma fu lo stesso Giampietro Proti a invitare i concittadini a porsi sotto la protezione della Repubblica di Venezia, convincendoli che a un ulteriore attacco padovano non avrebbero potuto opporre resistenza.

Il 28 aprile, recatosi a Venezia con il nipote Giacomo Thiene offrì al doge Michele Steno la dedizione della città.

L’ambasceria, condotta a buon fine, gli procurò il titolo di cavaliere di San Marco e importanti incarichi dal governo della Serenissima.

Morì il 29 agosto 1412 e lasciò parte del suo patrimonio, a congregazioni religiose e 400 ducati d’oro per istituire in cattedrale una nuova cappella da intitolare alla famiglia.

Lasciò la sua abitazione a beneficio di nobili caduti in povertà non per propria colpa, per farne “uno hospedal . . . soto vocabulo de Madona Sancta Maria Misericordiosa”.

Questa dei nobili decaduti era una piccola classe ben nota al governo veneziano, che, speculando sui beni della nobiltà di terraferma, veniva via via acquistando, attraverso espropri, proprietà di famiglie feudali, ridotte in grave disagio economico e che mal si sottoponevano alla dominazione veneziana non riconoscendosi nella società mercantile veneziana: pericolose quindi per la sicurezza dello stato della Serenissima.

Giampietro, forse memore di essere stato l’artefice della dominazione veneziana a Vicenza, pensò di provvedere in parte ai bisogni della nobiltà decaduta e lasciò per volontà testamentaria sei stanze.

Ogni stanza doveva essere fornita di un camino, di un letto con materasso, lenzuola e coperta e ogni ospite godeva di un’assegnazione giornaliera di viveri e legna, più il cambio stagionale degli indumenti, perché “questi nobili potessero conservare se non la ricchezza a cui erano stati abituati, la dignità del loro stato”.

Le cantine venivano lasciate come dormitori comuni per indigenti e potevano ospitare sessanta persone.

L’ospizio veniva mantenuto dal cospicuo lascito delle proprietà di Bolzano Vicentino, di Lisiera e di Vigardolo.

L’Istituto ebbe in seguito altre due eredità: il lascito Giampaolo Vajenti nel 1854 e il lascito Giovanni Battista Malacarne, nel 1864. L’ospizio fu colpito da un incendio nel 1606, e, dopo un primo restauro, fu affidata ad Antonio Pizzocaro la costruzione di un nuovo palazzo.

Dalla pianta risulta molto bene la struttura a chiostro del cortile, a quattro ordini di logge sovrapposte, mentre la facciata su contrà Proti ha una linearità elegante e pulita con il motivo della serliana dissociata sopra il severo portone e una serie di finestre abbinate, dove la funzione, secondo tendenze derivate dallo Scamozzi, prevale sull’ornamento.

Chiese e campanili al di là della Basilica palladiana: primo il campanile di S.Vincenzo, sormontato da piramide ottagonale con pinnacoli gotici ai quattro angoli. Il manufatto è un bell’esempio di tardo romanico.

Subito dietro, la facciata della chiesa di San Gaetano, chiusa da due versure, dove le colonne sugli angoli simulano un andamento curvilineo, leggermente barocco. Fu infatti eretta su progetto dell’architetto Girolamo Frigimelica e consacrata nel 1730. Dietro la facciata: è ben visibile la cupola della chiesa di S. Stefano, la più alta della città.

Come un fondale chiude la veduta la cortina verde degli annosi alberi di parco Querini. Sulla collinetta si erge il tempietto edificato da Antonio Piovene nel 1820.

Sull’angolo destro il tiburio rotondo sovrastato dal lanternino della barocca chiesa di Araceli opera del frate teatino modenese Guarino Guarini.

Bibliografia

  • A. Ranzolin, R. Schiavo, P. Morseletto, L’Istituto Proti-Vajenti-Malacarne, Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, Vicenza, 1985.
  • A.a.V.v., Il monte di Pietà di Vicenza (1486-1986), G. Rumor Editrice, 1986.
  • Mons. O. Bison, La chiesa di San Vincenzo martire in Vicenza, Tipografia vescovile San Giuseppe  G. Rumor, 1964.
  • N. Furegon, La chiesa di San Geatano e i teatini a Vicenza, P. P. Teatini, Vicenza, 1994.