Palazzo Chiericati

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Palazzo Chiericati VicenzaIn piazza Matteotti, a pochi passi dal teatro Olimpico sorge palazzo Chiericati di Andrea Palladio: le fabbriche così vicine rappresentano i due più importanti momenti architettonici, nati dalla mente di un genio.

Ci troviamo davanti al più nobile e architettonicamente perfetto dei palazzi palladiani, oggi sede della civica pinacoteca.

Rispetto al teatro Olimpico appartiene a un’altra età del maestro. Iniziato intorno al 1550 su committenza di Gerolamo Chiericati, dopo la morte di questi fu continuato per il figlio Valerio, ma i lavori, trovandosi Valerio in difficoltà economiche e con minore entusiasmo, proseguirono a rilento e alla morte del Palladio solo l’ala a sud era stata portata a termine, come si rileva dalla pianta Angelica del 1580.

Il palazzo fu ultimato nell’ultimo Seicento, con qualche variante rispetto al progetto originale, non determinante tuttavia nell’economia del prospetto pensato da Palladio: i pilastrini dei loggiati di gusto più seicentesco, i pinnacoli sul cornicione, e all’interno, stucchi a incorniciare porte, camini e affreschi.

L’ala ovest, sul cortile, concluse il palazzo nell’Ottocento.

“Palazzo con le ali” fu chiamata questa splendida architettura dove il vuoto, l’arioso portico a severe colonne doriche e il soffitto a cassettoni del piano terra e le logge (le ali, appunto, del primo piano) prevale sul pieno (il corpo centrale scandito da cinque finestre entro colonne ioniche che creano con quelle delle logge, la continuità dell’edificio).

Lungo il marcapiano corre una fascia di metope e triglifi. Il fascino del palazzo risulta dalle perfette proporzioni, che, fino al coronamento delle statue, ritmano il succedersi di pieni e di vuoti, di luci e di ombre.

Dal vestibolo a forcipe si passa nel cortile sul quale si affaccia la doppia loggia centrale a tre intercolumni di ordine dorico (piano terra) e ionico (primo piano).

Pinacoteca

Piano terra. L’atrio accoglie tele cinque-seicentesche con ritratti di nobili personaggi: Francesco Ludovico Chiericati, arcivescovo di Antivari, opera di Giambattista Maganza, che eseguì anche il ritratto di Ippolito da Porto, mentre del Maganza sono il “Ritratto di giovinetto” e “La figura del guerriero”.

Tra le altre tele è interessante quella della famiglia Valmarana, uno squarcio familiare e di costume della vita cinquecentesca.

Nelle sale a destra dell’ingresso è conservata la collezione di pittura moderna del lascito Pozza-Quaretti (Carrà, Licini, Maccari, Rosai, Semeghini e altri).

Nelle sale a sinistra brilla la Sala del Firmamento, così chiamata perché nel soffitto affrescato dal Brusasorzi sono dipinte in riquadri policromi le costellazioni dell’emisfero boreale e australe conosciute in quel tempo.

Nel riquadro centrale campeggia, affrescato a colori, il carro del Sole e della Luna. Nei comparti minori, a monocromo sono immagini derivate da antiche monete greche e romane. Stucchi di Bartolomeo Ridolfi.

La sala vicina è la Sala degli dei affrescata dallo Zelotti: il riquadro centrale del soffitto è occupato dal Trionfo di Giove, con Giove, Giunone, Nettuno e Cibele su uno sfondo di nuvole contro un tenero cielo. Anche qui gli stucchi sono del Ridolfi.

Una terza sala è dedicata alle fatiche d’Ercole, con l’affresco del soffitto di attribuzione incerta.

La pinacoteca è al primo piano, il piano nobile del palazzo, e dispiega una buona raccolta di pittura veneta, con due capolavori di autori stranieri: “Il Calvario” di Hans Memling e “Le tre età dell’uomo” di Van Dyck.

Apre la sezione medioevale con una copia della Pianta Angelica, la prima pianta prospettica di Vicenza, colta a volo di uccello da un punto di osservazione fuori porta Santa Croce, disegnata a penna su sei fogli entro il 1579 da Giambattista Pittoni, per essere tradotta in affresco nella Galleria vaticana delle carte geografiche, voluta da papa Gregorio XIII. Terminato l’affresco originale, venne conservata a Roma presso la Biblioteca Angelica, da cui derivò il nome.

La pianta è ancor oggi utilissima per la conoscenza della struttura della città altomedioevale.

Segnaliamo le opere di maggiore importanza della pinacoteca: il trittico della “Dormitio Virginis” di Paolo Veneziano, firmato e datato 1333.

Storie di San Silvestro Papa, di Battista da Vicenza, che divide il fondale tra una città murata e un ambiente naturalistico collegato a elementi ancora di gusto medioevale.

Il Calvario del Memlig (uno dei capolavori della pinacoteca), parte centrale di un trittico smembrato e diviso tra New York (Pripont Morgan Library) e Bruges (Groeningmuseum).

“Madonna che adora il Bambino tra la Maddalena e Santa Monica” di Bartolomeo Montagna.

“Cristo deposto con la Vergine, san Giovanni Evangelista e la Maddalena” di grande effetto artistico ed emotivo, capolavoro di Giovanni da Buonconsiglio. In questa sala acquista un particolare interesse la predella della pala, oggi agli Staatliche Museen di Berlino: “San Francesco riceve le stigmate” tra Santi, con la piccola veduta della Vicenza quattrocentesca sullo sfondo e che trova riscontro nella parte inferiore della pala “La Madonna delle stelle” nel tempio di Santa Corona.

Ancora di Fogolino la grande pala: “Adorazione dei Magi” con il ricco corteo che si snoda verso la grotta.

“Madonna in trono con il Bambino e Santi” di Bartolomeo Montagna (1485). L’altra grande pala della “Madonna in trono con il Bambino e Santi” è di Cima da Conegliano, opera di chiara impostazione rinascimentale (1489), dove l’elemento architettonico si fonde con l’ambiente naturalistico.

Nel salone centrale (terminato nel tardo Seicento) la caratteristica sono i grandi lunettoni, uno di Jacopo Bassano e quattro di Francesco Maffei. Sono da segnalare lo stucco del Sansovino: Madonna con il Bambino e i due Veronese: l’affresco del “Putto alla balaustra” e la tela “Madonna con il Bambino” e Santi.

Sala dei Da Ponte, per le opere contenute di pittori della famiglia bassanese.
“Le tre età dell’uomo” di Van Dyck. Non sono da trascurare due tele dei Maganza e il delizioso dipinto di Jan Brueghel dei Velluti, con la Madonna e il Bambino in un vago paesaggio fiammingo.

Opere di Giulio Carpioni e Francesco Maffei i due protagonisti-antagonisti della pittura vicentina del Seicento.

“L’Estasi di San Francesco” di Giambattista Piazzetta (capolavoro in assoluto), esplode con il vertiginoso movimento ascensionale e i contrasti di luce.

“Diana al bagno e Atteone sbranato dai cani”, bella tela di Giambattista Pittoni.
Con “L’Immacolata” di Giambattista Tiepolo, entriamo nel Settecento.

Nella grande pala la pura figura della Vergine schiaccia sotto il piede il serpente attorniata da voli di putti alati recanti fiori.

La scena ha come sfondo un cielo tiepolesco di nubi gonfie con spiragli di celeste tenue. Sempre del Tiepolo: “Il tempo scopre la Verità e mette in fuga la Menzogna” tela ricca di movimento proveniente da un soffitto.

Le ultime sale espongono paesaggi e nature morte di effetto.

Bibliografia

  • F.Barbieri, Il museo di palazzo Chiericati, Fondazione Giuseppe Roi (Litografia Publigrafica di Altavilla, Vicenza), 1995.
  • A.Ballarin, Pinacoteca di Vicenza, Palazzo Chiericati, 1982.