Giardini Salvi Valmarana

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Giardini Salvi Vicenza ValmaranaAlla fine di viale Roma, chiamato dai vicentini più genericamente viale della Stazione, perché l’altro capo parte dal piazzale davanti alla stazione delle Ferrovie dello Stato, si apre l’arco d’ingresso del giardino Negri-Salvi, già fronteggiato da un imponente arco trionfale seicentesco a tre fornici in bugnato rustico, attribuito a Ottavio Bruti Revese.

Questo manufatto scomparso, nella parte verso la stazione era stato rifatto nel 1838 dal Malacarne, ma giusto un secolo dopo fu “smontato” in occasione della visita a Vicenza di Benito Mussolini, che, alla testa di un’imponente manifestazione di marca fascista, doveva sfilare lungo tutto il viale tra due ali di folla acclamante.

L’arco comprometteva l’esito della sfilata: smontato mattone per mattone, questi vennero numerati e accatastati dietro il caffé Moresco, in attesa di ricomporre l’arco nella forma originale, ma in un diverso punto del viale.

Il materiale scomparve, se ne persero le tracce e l’arco, già dedicato a Vittorio Emanuele II non fu più ricostruito dalla municipalità.

Il viale aperto nel 1870 come biglietto da visita per chi arrivava in città con il treno, alla fine dell’800 aveva il nome di “Stradone retto del Campo Marzo”, e tagliava in due parti Campo Marzo per collegare rapidamente la stazione ferroviaria al centro cittadino.

Il giardino, non vasto, è una piacevole zona verde nell’area urbana, molto frequentata (serve anche da rapido passaggio tra la zona a sud e a nord della città).

La famiglia Valmarana, entrata nel Cinquecento in possesso del vecchio castello scaligero, lo trasformò in palazzo.

Lo stesso Giacomo Valmarana progettò la sistemazione del giardino come un parterre all’italiana secondo quanto ci mostra la veduta settecentesca di Cristoforo Dall’Acqua.

Nell’Ottocento fu trasformato in parco all’inglese secondo il gusto romantico dell’epoca ed è un luogo suggestivo con il pigro scorrere dell’acqua della Seriola dove nuotano anatre e cigni, con i rami degli alberi che ne lambiscono le rive.

La Seriola ne limita due lati ed è attraversata da un ponticello di legno. Il giardino venne aperto al pubblico da Leonardo Valmarana, nipote di Giacomo nel 1592. Due elementi architettonici lo completano: una loggetta in stile palladiano a cinque intercolumni, specchiantesi nell’acqua, forse su disegno dello stesso Leonardo Valmarana, del quale porta inciso il nome e la seicentesca loggia commissionata a Baldassare Longhena, dai figli di Leonardo.

Secondo il pensiero della committenza, la loggetta avrebbe dovuto diventare fresco e ameno luogo di riunioni estive per i dotti conversari dei nobili vicentini.

Le due logge erano collegate dalle serre, addossate a un tratto delle mura scaligere e ornate da statue e da vasi di agrumi. Nel 1806 il giardino fu chiuso al pubblico.

Passato nel 1813 in eredità alla famiglia Salvi venne riaperto e donato a un’opera pia. Fu nuovamente richiuso fino a quando fu acquistato dal Comune, nel 1907, e restituito alla città.

Dopo l’ultima guerra sul luogo delle serre trovò posto una brutta e affrettata costruzione che fu la prima sede della Fiera di Vicenza; in continua espansione, questa fu portata fuori città, verso Sant’Agostino e oggi, nel campo dell’oreficeria è una delle rassegne più importanti a livello mondiale.

Molte belle piante, tra cui salici i cui rami lambiscono l’acqua della Seriola, opulente magnolie, faggi, lo abbelliscono ed è suggestivo in tutte le stagioni.

Numerose statue sono collocate lungo i vialetti o nei prati: alcune a ricordo di vicentini illustri: Antonio Fogazzaro, il musicista Giuseppe Apolloni, Giangiorgio Trissino, Bartolomeo Montagna, ma anche statuaria a tema classico: la riproduzione dell’Ercole farnese, di uno schiavo di Michelangelo, del ratto di Proserpina.

Elemento decorativo è la fontana, allegramente zampillante dalle narici di tre cavalli alati.

E’ questo un punto frequentato dai bambini, che abbandonano le imbarcazioni di carta a veleggiare nel piccolo specchio, trasformato dalla loro fantasia in un grande oceano, verso fantastici, lontani paesi.

Bibliografia

  1. R. Schiavo, B. Chiozzi, Vicenza città nobilissima, Libreria Traverso Editrice, Vicenza, 1993.
  2. Aa.V.v., Cortili aperti, Garden Club Vicenza, 1998.