Vicenza: Abbazia di Sant’Agostino

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Abbazia di Sant'Agostino VicenzaVerde e silenziosa, ricca di acque e di gelsi era la valle di Sant’Agostino, a sud-ovest della città di Vicenza, prima che una dissennata urbanizzazione industriale ne mutasse la fisionomia quieta e agreste.

Già abitata nei primi anni dell’VIII secolo, dopo il XII secolo, vi venne edificata una chiesetta dedicata a San Desiderio, intorno alla quale crebbe una comunità di penitenti laici, che lavoravano la terra, seguendo leggi di digiuno e povertà, pur vivendo ogni nucleo familiare nella propria abitazione.

Tutto era messo in comune, perfino gli attrezzi per l’agricoltura, fonte di vita per gli abitanti.

Riconosciuta dal Vescovo, la comunità bonificava le terre, divideva i raccolti, frequentava assiduamente la cappella di San Desiderio, dove il servizio religioso veniva officiato dal parroco della vicina Valmarana, finché la confraternita, dal 1216, può mantenersi un sacerdote e un maestro per l’insegnamento scolastico e, in seguito, far funzionare un ospedale.

La comunità si estinse al tempo di Ezzelino III da Romano e la chiesa con le terre passò alle dipendenze del monastero di San Bartolomeo. Rimane memoria scritta di questa attiva e laboriosa comunità che iniziò la fortuna della valle, un piccolo eden di pace, di preghiera e di lavoro.

Nel 1323, con il nuovo priore fra Giacomo iniziarono i lavori di ampliamento e di restauro del piccolo edificio religioso e la costruzione di un annesso monastero, che ebbe una vita di alterne vicende, fino a che Gregorio VII nei primi anni del Quattrocento investe del priorato di Sant’Agostino Lorenzo Giustiniani, della congregazione dei canonici veneziani di San Giorgio in Alga e l’abbazia riprende una vita particolarmente fulgida sia spiritualmente che umanamente nel suo ruolo di parrocchia.

La chiesa sorta sull’antica cappella di San Desiderio seguì tutte le vicende degli abitanti del luogo (chiamato Balsego, da “bassico”: luogo basso, bassura, spesso inondato dalle acque del Retrone).

La chiesa di Sant’Agostino nella sua forma attuale, restaurata dopo un periodo di abbandono e di degrado nel nostro secolo per l’attiva e instancabile opera di Federico Mistrorigo, parroco dal 1935, risale alla ristrutturazione del Trecento.

L’interno è a una sola navata. La semplice facciata romanica a capanna, con foro centrale è conclusa da archetti; nella sua semplicità risalta nella campagna come un piccolo gioiello, mentre l’interno conserva un’atmosfera fortemente spirituale, trasmessa dalle pure forme romaniche.

La facciata è in mattoni, con blocchi della primitiva cappella nella parte inferiore. Addossato alla facciata il chiostro è una ricostruzione del primo ’900. Sopra il portale sono incise le date che permettono di risalire agli anni in cui fu edificata la chiesa: 1322-1357.

INTERNO: subito, a destra, fonte battesimale seicentesco. Le formelle ai lati sono del ’500 e rappresentano la Natività e l’Annunciazione. La parete affrescata ha come momento culminante la raffigurazione della “Madonna in trono con Bambino tra due Santi”. A destra, in un riquadro, Santa Giulia.

Gli affreschi, di autore anonimo, riportano a un’ascendenza di stile romagnolo trecentesco mentre l’ultimo affresco “La Madonna che allatta il Bambino” è attribuibile a pittore ignoto del Quattrocento.

Nella parete sinistra tra affreschi votivi di derivazione dalla pittura veronese trecentesca spicca un grande San Cristoforo, richiamo al fiume che scorre davanti alla chiesa. Il Crocefisso sotto gli affreschi è assegnabile al primo Quattrocento, forse opera di Antonino da Venezia. Tre absidi con volta a crociera concludono la navata.

L’abside centrale – il presbiterio – ha un vasto ciclo pittorico trecentesco, di grande suggestione nella “Natività”, nell’“Adora­zione dei Magi”, nella “Lavanda dei Piedi”, nell’“Agonia di Gesù nell’orto”, con l’incontro di Cristo con Giuda.

Sopra l’altare la “Crocifissione” e nella chiave di volta il “Trionfo di Cristo” attorniato da Angeli in volo.

Gioiello dell’Abbazia è l’aureo polittico gotico di Battista da Vicenza, commissionato da Ludovico Chiericati nel 1404, per celebrare la dedizione di Vicenza a Venezia; l’ancona posta sopra l’altare maggiore, è chiusa entro una sontuosa cornice dorata, ed è divisa in ventiquattro scomparti. Il motivo centrale rappresenta la “Madonna in trono con il Bambino”, attorniata da teoria di Santi.

Sovrastano la composizione la “Resurrezione di Cristo”, e in un quadrilobo sormontato da Croce, il Padre Eterno. Ai lati estremi del basamento i due stemmi sono della famiglia Chiericati; la firma: “opus Battiste de Vicencia” si legge sotto la figura centrale della “Madonna con Bambino”.

Il campanile.

Addossato all’abside sul lato di nord-est il campanile in cotto è coevo alla chiesa, diviso in lesene, circa alla metà dell’altezza porta un motivo di archetti romanici ciechi.

La cella campanaria è aperta sui quattro lati da alte bifore, che danno slancio al campanile, altrimenti di forma un po’ tozza.

Sant’Agostino tra Retrone e colli Berici è una chiesa molto amata dai vicentini, un tempo luogo di passeggiate domenicali fuori porta.

Bibliografia

P.Pacini, N. Furegon, G.Dori, Storia ed arte a Sant’Agostino, Vicenza, 1976.
F. Barbieri, R. Cevese, L. Magagnato, Vicenza, Arti Grafiche delle Venezie, Spa, 1953.