Edifici sorti sul perimetro del Teatro Berga

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Teatro Berga VicenzaIn questa zona compresa tra contrà Santi Apostoli, piazzetta Santi Apostoli, piazzola San Giuseppe, contrà Porton del Luzzo e piazzola Gualdi era il teatro romano di Berga.

L’andamento semicircolare dei fabbricati segna chiaramente il perimetro del teatro che prendeva il nome di Berga perché situato in questo antico luogo, ai piedi del monte Berico, con il quale condivideva il nome e posto tra il colle e i fiumi Retrone e Bacchiglione, ove forse esisteva un piccolo centro preromano, già prima dell’occupazione pacifica della terra veneta da parte di Roma.

Il nome presumibilmente è di origine tedesca, da berga la cui traduzione italiana è monte. Con la lex Julia, nel 49 a. C. , Vicenza divenne comune romano e cominciò a prendere l’aspetto delle città conquistate da Roma.

Nessuna contrà o via circostante ricorda l’esistenza, nel luogo, del teatro ivi costruito e che Andrea Palladio conosceva benissimo, perché nel Cinquecento non era totalmente scomparso e fu esaminato dallo stesso che eseguì dei rilievi e questi, insieme alle architetture classiche studiate a Roma, dovettero offrirgli il modello per la costruzione del teatro Olimpico.

Pure il Barbarano, amico e protettore dell’architetto vicentino, con cui condivideva l’interesse per il mondo classico, aveva compiuto dei rilievi e una ricostruzione ideale del proscenio con una frons scaenae molto ornata di statue, nella quale non è difficile individuare un modello per il grande arco palladiano del teatro Olimpico.

A poco, a poco, attraverso i secoli andaron scomparendo le vestigia di questo antico manufatto romano.

Nel Settecento e più ancora nell’Ottocento, appassionati di archeologia ripresero a interessarsi del teatro Berga, lo Zago, nel Settecento, compì ricerche intorno alla datazione del monumento e ne tracciò una pianta, mentre Ottavio Bertotti Scamozzi compì qualche scavo.

Il primo studio serio sulle rovine fu condotto nel secolo successivo dagli architetti vicentini Giovanni Miglioranza e Vittorio Barichella, anche se con diverse conclusioni. Nel 1831 il Miglioranza eseguì un rilievo in 17 tavole e convinse il Comune a iniziare uno scavo per riportare il più possibile alla luce quanto del teatro restava sotto il suolo.

Il Miglioranza arrivò a effettuare il disegno con una possibile ricostruzione del teatro su schemi vitruviani, che gli fu contestato dal Barichella. Gli scavi del Miglioranza portarono allo scoperto la metà a levante della scena, il pulpito, l’orchestra e una porzione del portico esterno.

Nel 1° secolo Vicenza doveva essere ormai città di una certa importanza, coincidente con l’odierno centro cittadino: corso Palladio era anche allora la via principale, il decumano massimo (un tratto della via Postumia, da porta Castello a Santa Corona) intorno al quale era organizzato il sistema viario con i decumani minori e i cardini.

All’Isola (oggi piazza Matteotti) era il porto sul Bacchiglione, il fiume navigabile fino al mare aveva un porto proprio ed era per Vicenza un’importante via di comunicazione.

Da risorgive di Motta di Costabissara un acquedotto arrivava fino a un fontanone a San Biagio, i cui ruderi erano ancora visibili nell’800, e da lì l’acqua veniva distribuita alla città. Certamente c’era il Foro, nell’odierna piazza dei Signori, anche se la sicura ubicazione non è stata ancora identificata.

Non poteva dunque mancare il teatro. Questo fu costruito intorno alla metà del 1° secolo d. C., ultimato verso la metà del secondo, dedicato alla famiglia Giulio Claudia, come testimoniano le statue di questo primo periodo.

Nel secondo secolo, durante l’impero di Adriano (del quale furono dissotterrate tre statue) il teatro assunse l’aspetto definitivo, dopo essere stato ampliato e in parte rifatto.

Gli scavi del Miglioranza e del Barichella poterono recuperarne la fisionomia: il teatro aveva una cavea formata da due settori: ima (la parte bassa) e summa (la parte alta), divise da un grosso muro curvilineo a sostegno della parte inferiore della gradinata. La parte superiore era sostenuta da muri disposti a raggi con copertura di volte a botte, formanti un ambulacro ad arcate.

Due criptae saldavano la cavea alla scena, formata da nicchie semicircolari  e contenute in una columnatio ornata da statue. Il portico esterno al teatro si apriva su una piccola piazza esterna.

Il teatro era ricco di statue e di marmi preziosi, ma il tempo e gli uomini non hanno lasciato tracce visibili di questa opera romana: negli scantinati di alcune abitazioni che ne segnano il perimetro esistono resti di murature e delle fondamenta della cavea, del pulpito, dell’orchestra e della scena.

Le costruzioni del Settecento e dell’Ottocento che si sono sovrapposte non offrono importanti particolarità: su tutte si distingue il settecentesco palazzo Breganze-Porto-Scaroni.

L’edificio poggia su un bel bugnato di pietra, adoperato pure per il portale e le finestre, del piano terra.

Sopra il portone corrisponde un poggiolo. Sul fondo del cortile si nota una vecchia filanda, la cui esistenza è già documentata nel catasto napoleonico (1805-1814).

Il merlato Porton del Luzzo, in origine casa torre della famiglia dei Lucii (secolo XI) e quindi coevo alla prima cerchia medioevale fu una delle porte più antiche della città. Chiusa dopo il 1226, la riapertura in età veneziana nel 1554 ripristinava la situazione preesistente così da permettere il pubblico passaggio dalla città verso il borgo esterno.

Il robusto torrione merlato a ampio fornice, subì vari interventi (i merli sono rifatti). Sul lato interno, tra quattro stemmi è murato il leone di San Marco.

Bibliografia

  • A.A.V.V. Vicenza. Aspetti di una città attraverso i secoli, Ente provinciale per il Turismo di Vicenza, Vicenza, 1983.
  • A.A.V.V. Il Berga teatro romano, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, Vicenza.

Edifici sorti

sul perimetro del Teatro Berga

In questa zona compresa tra contrà Santi Apostoli, piazzetta Santi Apostoli, piazzola San Giuseppe, contrà Porton del Luzzo e piazzola Gualdi era il teatro romano di Berga. L’andamento semicircolare dei fabbricati segna chiaramente il perimetro del teatro che prendeva il nome di Berga perché situato in questo antico luogo, ai piedi del monte Berico, con il quale condivideva il nome e posto tra il colle e i fiumi Retrone e Bacchiglione, ove forse esisteva un piccolo centro preromano, già prima dell’occupazione pacifica della terra veneta da parte di Roma.

Il nome presumibilmente è di origine tedesca, da berg la cui traduzione italiana è monte. Con la lex Julia, nel 49 a. C. , Vicenza divenne comune romano e cominciò a prendere l’aspetto delle città conquistate da Roma. Nessuna contrà o via circostante ricorda l’esistenza, nel luogo, del teatro ivi costruito e che Andrea Palladio conosceva benissimo, perché nel Cinquecento non era totalmente scomparso e fu esaminato dallo stesso che eseguì dei rilievi e questi, insieme alle architetture classiche studiate a Roma, dovettero offrirgli il modello per la costruzione del teatro Olimpico. Pure il Barbarano, amico e protettore dell’architetto vicentino, con cui condivideva l’interesse per il mondo classico, aveva compiuto dei rilievi e una ricostruzione ideale del proscenio con una frons scaenae molto ornata di statue, nella quale non è difficile individuare un modello per il grande arco palladiano del teatro Olimpico. A poco, a poco, attraverso i secoli andaron scomparendo le vestigia di questo antico manufatto romano.

Nel Settecento e più ancora nell’Ottocento, appassionati di archeologia ripresero a interessarsi del teatro Berga, lo Zago, nel Settecento, compì ricerche intorno alla datazione del monumento e ne tracciò una pianta, mentre Ottavio Bertotti Scamozzi compì qualche scavo. Il primo studio serio sulle rovine fu condotto nel secolo successivo dagli architetti vicentini Giovanni Miglioranza e Vittorio Barichella, anche se con diverse conclusioni. Nel 1831 il Miglioranza eseguì un rilievo in 17 tavole e convinse il Comune a iniziare uno scavo per riportare il più possibile alla luce quanto del teatro restava sotto il suolo. Il Miglioranza arrivò a effettuare il disegno con una possibile ricostruzione del teatro su schemi vitruviani, che gli fu contestato dal Barichella. Gli scavi del Miglioranza portarono allo scoperto la metà a levante della scena, il pulpito, l’orchestra e una porzione del portico esterno.

Nel 1° secolo Vicenza doveva essere ormai città di una certa importanza, coincidente con l’odierno centro cittadino: corso Palladio era anche allora la via principale, il decumano massimo (un tratto della via Postumia, da porta Castello a Santa Corona) intorno al quale era organizzato il sistema viario con i decumani minori e i cardini. All’Isola (oggi piazza Matteotti) era il porto sul Bacchiglione, il fiume navigabile fino al mare aveva un porto proprio ed era per Vicenza un’importante via di comunicazione. Da risorgive di Motta di Costabissara un acquedotto arrivava fino a un fontanone a San Biagio, i cui ruderi erano ancora visibili nell’800, e da lì l’acqua veniva distribuita alla città. Certamente c’era il Foro, nell’odierna piazza dei Signori, anche se la sicura ubicazione non è stata ancora identificata.

Non poteva dunque mancare il teatro. Questo fu costruito intorno alla metà del 1° secolo d. C., ultimato verso la metà del secondo, dedicato alla famiglia Giulio Claudia, come testimoniano le statue di questo primo periodo. Nel secondo secolo, durante l’impero di Adriano (del quale furono dissotterrate tre statue) il teatro assunse l’aspetto definitivo, dopo essere stato ampliato e in parte rifatto.

Gli scavi del Miglioranza e del Barichella poterono recuperarne la fisionomia: il teatro aveva una cavea formata da due settori: ima (la parte bassa) e summa (la parte alta), divise da un grosso muro curvilineo a sostegno della parte inferiore della gradinata. La parte superiore era sostenuta da muri disposti a raggi con copertura di volte a botte, formanti un ambulacro ad arcate. Due criptae saldavano la cavea alla scena, formata da nicchie semicircolari e contenute in una columnatio ornata da statue. Il portico esterno al teatro si apriva su una piccola piazza esterna. Il teatro era ricco di statue e di marmi preziosi, ma il tempo e gli uomini non hanno lasciato tracce visibili di questa opera romana: negli scantinati di alcune abitazioni che ne segnano il perimetro esistono resti di murature e delle fondamenta della cavea, del pulpito, dell’orchestra e della scena. Le costruzioni del Settecento e dell’Ottocento che si sono sovrapposte non offrono importanti particolarità: su tutte si distingue il settecentesco palazzo Breganze-Porto-Scaroni. L’edificio poggia su un bel bugnato di pietra, adoperato pure per il portale e le finestre, del piano terra. Sopra il portone corrisponde un poggiolo. Sul fondo del cortile si nota una vecchia filanda, la cui esistenza è già documentata nel catasto napoleonico (1805-1814).

Il merlato Porton del Luzzo, in origine casa torre della famiglia dei Lucii (secolo XI) e quindi coevo alla prima cerchia medioevale fu una delle porte più antiche della città. Chiusa dopo il 1226, la riapertura in età veneziana nel 1554 ripristinava la situazione preesistente così da permettere il pubblico passaggio dalla città verso il borgo esterno. Il robusto torrione merlato a ampio fornice, subì vari interventi (i merli sono rifatti). Sul lato interno, tra quattro stemmi è murato il leone di San Marco.

Bibliografia

A.A.V.V. Vicenza. Aspetti di una città attraverso i secoli, Ente provinciale per il Turismo di Vicenza, Vicenza, 1983.

A.A.V.V. Il Berga teatro romano, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, Vicenza.