(Elisanna Matteazzi Chiesa)
Dal campanile della chiesa di San Marco si gode un’ampia veduta della città verso sud. In primo piano si nota l’altana di palazzo Franceschini-Folco dell’architetto Ottavio Bertotti Scamozzi (1770), nel luogo dove già esistevano manifatture adibite alla tintura e alla filatura, usufruendo dell’acqua del vicino Bacchiglione.I fratelli Giovanni e Girolamo Franceschini, setaioli, mantennero la filanda e commissionarono allo Scamozzi l’abitazione e gli uffici.
Nacque così un edificio di proporzioni importanti con il piano terra e il mezzanino in mattoni bugnati e il piano nobile con strette finestre neoclassiche architravate. In effetti il palazzo fu terminato dalla famiglia dei conti Folco-Zambelli, proprietari dal 1806.
Davanti a questo palazzo, in realtà spostati verso la chiesa di San Marco, sbucano le statue del seicentesco palazzo Barbieri-Vajenti, ora Cicogna, dal portone d’ingresso sovrastato da un ornato balcone barocco tra finestre neoclassiche.
Di fianco il palazzetto Angaran, una costruzione che fa pensare ad Andrea Palladio (un documento notarile proverebbe la committenza di Bernardo da Schio all’architetto).
In effetti il palazzetto ha un robusto impianto che fa pensare a palazzo Thiene, sia pure nella diversa proporzione dei due fabbricati. Il forte bugnato rustico del piano terra è qui sovrastato dal severo primo piano di ordine corinzio.
In tutta la veduta tetti di case e palazzi, chiese e campanili si rincorrono e si accavallano verso il centro cittadino.
Partendo dalla sinistra si notano le statue a coronamento del prospetto su contrà Apolloni di palazzo Leoni Montanari.
Sbiadite dalla lontananza richiamano figure di divinità mitologiche, e dopo l’angolo si allineano sulla facciata principale in contrà Santa Corona.
Subito vicino, il campanile della chiesa che dà il nome alla via e della quale si coglie, a un’osservazione attenta, la facciata monofastigiata. Spostando la vista sulla destra si impone la cupola della chiesa di Santo Stefano: è la cupola più alta delle chiese cittadine, son ben visibili anche il campanile e la facciata.
Superati i tetti dei palazzi (siamo ormai in pieno centro storico, nella zona cittadina più ricca di nobili architetture pubbliche e private), si può immaginare di trovarsi in Piazza dei Signori: il primo segnale ci viene dal campaniletto trecentesco della chiesa di San Vincenzo.
Non è poi un campanile tanto piccolo, ma chiuso tra l’edificio del palazzo del Monte di Pietà è poco visibile (dalla piazza non lo è assolutamente, a meno di non salire alle logge della Basilica palladiana, da dove il vecchio campanile in cotto rosso si offre con una vista suggestiva).
Subito dietro sovrasta sulla città la torre Bissara con i suoi 82 metri, la più alta costruzione della Vicenza medioevale ricca di case torri.
Il tetto della Basilica palladiana a forma di carena rovesciata è ben visibile; dietro, la merlata Torre del Tormento che dà su Contrà Catena, di ben più ridotte proporzioni rispetto all’altezza, ma di forma più tozza rispetto all’esile e svettante torre di piazza, simbolo della città.
L’abside palladiana della cattedrale, della quale si vede la cuspide della facciata, chiude sulla destra la veduta del centro storico.
Lo sfondo è paesaggistico, con le verdi pendici dei colli Berici folti di alberi e degradanti con prati cosparsi di ville verso la città.
Il Santuario della Madonna di Monte Berico, sfumato con la basilica e il campanile, quasi a raccogliere e proteggere dall’alto la città (ragione del resto per la quale fu innalzata la primitiva chiesetta quattrocentesca) chiude la veduta sul lato destro.
Bibliografia
- F. Barbieri, R. Cevese, L.Magagnato, Guida di Vicenza, Editrice SAT, Vicenza, 1953.