Chiesa dei Santi Felice e Fortunato

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Chiesa dei Santi Felice e Fortunato VicenzaLa basilica dei Santi Felice e Fortunato è un importante complesso paleocristiano e testimonia secoli di storia religiosa della città. Ubicata fuori dal centro storico, lungo la via consolare Postumia, oggi è il polo religioso di un borgo molto abitato: questo, da Piazzale Roma, incrocia viale Milano, aperto nel 1953, e viale Mazzini, intorno ai quali sono sorte altre strade, formando un nuovo nucleo urbanistico, dove si è insediata una grossa fetta del centro direzionale cittadino.

In prossimità della basilica in età romana il luogo era riservato a una necropoli, come testimoniano ritrovamenti archeologici di stele e sarcofagi, avvenuta nel 1907, in occasione dei lavori sul parco binari della stazione ferroviaria. Secondo la legge dell’età romana, infatti, le sepolture restavano fuori dalle mura. Attraverso i ritrovamenti archeologici siamo in grado di affermare che vicino alla necropoli romana si radunasse la prima comunità cristiana vicentina.

Qui sorse infatti un sepolcreto cristiano con numerose tombe del III e del IV secolo e il luogo di culto si raggiungeva uscendo da Porta Feliciana, aperta sulla prima cerchia di mura medioevali, spostata sulla sinistra per chi esca dalla città. Porta Feliciana, conglobata in costruzioni posteriori, ultimamente si può presumere essere il manufatto ancora riconoscibile da un cortile interno in Piazza Castello, e più visibilmente, dall’interno di un supermercato con ingresso su viale Roma. Tra la chiesa e la città la zona era agreste; si vede un bosco sullo sfondo di due celebri opere del primo Cinquecento di Marcello Fogolino: “San Francesco riceve le stigmate tra i Santi Chiara, Pietro, Paolo e Bernardino” (Pinacoteca di Palazzo Chiericati) e nella parte inferiore della pala: “La Madonna delle stelle” (Tempio di Santa Corona), nella quale si riconosce la Vicenza quattrocentesca, merlata e turrita.

La vita della basilica cominciò presumibilmente con la costruzione dopo l’editto di Costantino (313 d.C.), con il quale si permetteva ai cristiani di professare liberamente il loro culto, di una prima aula, oggi chiamata basilica antica, di circa dieci metri per venti, completata da locali di servizio. Definiamo questa prima aula di culto del secolo IV basilica antica o costantiniana, sostituita nel secolo seguente da una basilica del V secolo, che definiamo teodosiana, a tre navate, con abside rettangolare, preceduta da nartece e quadriportico.

Il Martyrion, con ingresso sul fondo della navata di destra, è un sacello a croce greca con una piccola abside, edificato a custodia e glorificazione delle reliquie dei santi. Le pareti oggi si presentano spoglie, in mattoni, con parte del rivestimento del basamento in marmo greco; due frammenti di mosaico, uno nella parte superiore all’innesto con la cupola ed uno nelle trombe d’angolo nord-ovest, fanno pensare a una ricca decorazione con affreschi parietali, mentre la cupola conserva tracce di colore scuro, sottostante a mosaici, interamente caduti.

Martyrion, decorato sontuosamente con mosaici marmi, all’ inizio del VI secolo fu destinato a raccogliere le spoglie dei due protomartiri vicentini, probabilmente fratelli, forse intendendo con questo appellativo parentale l’usanza dei primi cristiani di chiamarsi fratelli tra di loro.

Felice e Fortunato, questo il loro nome, avevano subito il martirio per decapitazione ad Aquileia, al tempo dell’ultima persecuzione di Diocleziano (303). In realtà le spoglie contenute nella teca, conservata nel Martyrion, indicano una sola persona; pare infatti che da Aquileia fosse arrivato il corpo di un solo martire, quello di san Felice, rimanendo il secondo nella città lagunare di origine romana. Il coperchio del sarcofago è conservato nella cripta sotto l’altare maggiore e porta la scritta: “Beati Martyres Felix et Fortunatus”. Questo coperchio doveva essere stato una stele romana; usata poi per il sarcofago dei martiri cristiani è la prima testimonianza archeologica del Cristianesimo vicentino.

All’ingresso del Martyrion, sopra la porta, è appeso un interessante bassorilievo, fianco di un sarcofago del IV secolo con la raffigurazione dell’“Adorazione dei Magi” i principi orientali in costumi asiatici offrono doni al Bambino presentato dalla Madre.

Sempre alla basilica del V secolo apparteneva un battistero poligonale. Distrutta dall’invasione degli Unni nell’889 -solo il Martyrion rimase in piedi, pur subendo gravi danni nella decorazione- la chiesa fu ricostruita nel X secolo sul precedente disegno, con la distruzione del quadriportico e anche il battistero esterno non fu rimesso in piedi: di questo rimane il perimetro segnato da lastre di trachite. Per le colonne delle navate vennero recuperate quelle del quadriportico con l’aggiunta di altre approntate in occasione della ricostmzione della chiesa.

E’ da notare che si alternano colonne con capitelli diversi a pilastri (elementi dello stile gotico). L’abside è a forma circolare. Con un altro restauro nel secolo XII, dopo il terremoto del 1117e interventi successivi, la chiesa giunse alla forma attuale. La facciata in cotto, con archetti, segue l’andamento delle tre navate dell’interno. La parte centrale ha il portale del secolo XII (fino all’altezza di un metro circa ingloba resti della basilica teodosiana), sormontato da uno spoglio rosone. Paraste segnano gli angoli e la ripartizione delle navate.

Alla semplicità esterna corrisponde la severità dell’interno. I mosaici votivi della navata centrale e di quella meridionale sono del IV e del V secolo e, come risulta dalle iscrizioni, trattasi di mosaici offerti dai fedeli.

L’età barocca vide interventi pittorici che danneggiarono la severità dell’interno, e fu elevato il presbiterio su tre arcate: all’esterno ritornò un atrio. Nel nostro secolo tutto l’apparato barocco fu rimosso per restituire l’aspetto originale; rimase parte della decorazione del catino absidale, affrescato da Giulio Carpioni, rappresentante “La gloria dello Spirito Santo” e, ancora dello stesso rimangono opere di notevole valore, importante patrimonio artistico della chiesa: quattro tele dedicate a Santi martiri, tre appese alla parete di sinistra e la pala: “La strage degli innocenti”, nel primo altare della parete di destra.

A questi dipinti del Carpioni si aggiunge la pala di Alessandro Maganza “San Valentino risana gli infermi” (1580), collocata sulla parete della navata sinistra. San Valentino è infatti l’altro santo venerato, al nome del quale era dedicato, poco lontano, sulla stessa via, un antico ospedale non più esistente, con annesso oratorio, attribuito al Maganza, già dipendente dalla parrocchia di San Felice, oggi sconsacrato, essendo passato di proprietà privata nel 1921 a uso deposito di medicinali. La pala del Maganza venne portata nella basilica di San Felice e Fortunato il 12 aprile 1921 dietro autorizzazione della Soprintendenza Musei e Gallerie.

Sul fondo della navata sinistra è stato murato nel secolo XX (anni ’30) un tabernacolo del XV secolo, scolpito in un solo pezzo di pietra tenera dei Berici, che secondo il Barbarano e il Castellini era il tabernacolo del Santissimo Sacramento della chiesa di San Martino in borgo San Felice. Il manufatto in stile gotico fiorito è di grande eleganza nelle figure della Trinità e dei tre angeli, e nell’intera decorazione.

Il campanile, alto metri 55 fu eretto in tre momenti diversi: la base ha uno zoccolo costruito con materiale di riporto romano e paleocristiano e risale al secolo X. Dopo il terremoto del 1117 il campanile fu ripristinato fino alla cella campanaria con bifora; nel Quattrocento fu innalzato il tiburio rotondo all’interno e poligonale all’esterno, concluso da un’elaborata decorazione in cotto. Durante la dominazione scaligera intorno al campanile fu aggiunta una balconata a uso militare, con guardiola, armeria e cisterna d’acqua: il campanile divenne una torre di avvistamento, avamposto delle mura scaligere in asse con il forte della Rocchetta, con l’intento di creare un sistema difensivo nel periodo delle guerre cittadine.

Bibliografia

  • A.a.V.v., La Basilica dei Santi Felice e Fortunato in Vicenza, Tipografia Rumor, Vicenza, 1979 (2 voll.).
  • A.Previtali, Basilica e Martyrion dei SS. Felice e Fortunato, Guida illustrata.
  • L.Puppi, La bottega di San Valentino, Electa, Milano, 1990.