Gli avvenimenti del 10 giugno del 1848, che seguirono allo scoppio della prima guerra d’Indipendenza, costituiscono per Vicenza, infatti, un’occasione per tornare a riflettere sull’epopea risorgimentale cittadina, alla quale appartengono pagine gloriose e amare al tempo stesso.
Divenuta provincia del Regno Lombardo-Veneto nel 1815, Vicenza seppe insorgere al dominio austriaco nella “fatidica” primavera del ‘48, riuscendo a respingere vittoriosamente i due assalti delle truppe imperiali tra il 20 e il 24 maggio ma dovendo, alla fine, capitolare , dopo un’epica giornata di combattimenti che ebbero come epicentro Monte Berico.
Sono numerose e spesso appassionanti le cronache, le ricostruzioni “romanzate” e le testimonianze riguardanti quei giorni, che culminarono nell’aspra battaglia da un lato della quale stava l’assortita schiera dei difensori, formata da volontari vicentini,
da altri provenienti da diverse regioni italiane, da svizzeri e da pontifici, comandati da Durando, d’Azeglio, Cialdini, Gallieno, Ceccarini, Pasi, Zanellato, Belluzzi, mentre dall’altro si schierarono, con una manovra a tenaglia, i battaglioni e le brigate del feldmaresciallo Radetzky con in testa D’Aspre, fon Culoz, Wratislaw, Thurn-Taxis, Liechtenstein e Kopal.
Secondo calcoli attendibili, undicimila uomini contro trentaseimila attaccanti, che ebbero la meglio ma resero l’onore delle armi agli sconfitti , molti dei quali lasciarono la città il giorno dopo.
Al di là dei resoconti scritti, ad “illustrare” i fatti del 10 giugno, c’è anche una serie di immagini, tra le quali spiccano proprio quelle dei fratelli Adam che sembrano essere state colte “ in presa diretta”: la prima rappresenta il cannoneggiamento della città dai colli, la seconda l’assalto alla Rotonda e la terza l’esodo dei patrioti da Porta Monte.
Tre affascinanti “istantanee” di quell’episodica risorgimentale cittadina, che ho voluto riproporre in copie anastatiche, che fece guadagnare a Vicenza la prima medaglia d’oro al valor militare, appuntata sulla bandiera municipale nel 1866 dal re Vittorio Emanuele II.