(Elisanna Matteazzi Chiesa)
Scendendo dalla Piazza dei Signori per passare nella parte meridionale della città si deve attraversare il fiume Retrone e questa suggestiva veduta mette in evidenza i due ponti, che uno a est, uno a ovest, rispetto alla piazza, permettono il transito sul fiume.
Il ponte in primo piano è Ponte San Paolo. Fin dall’età romana qui doveva esistere un ponte, che collegava la città con la zona di Berga, prolungamento del cardine che scendeva dalla piazza. Andrea Palladio lo descrive nei “libri di architettura come un ponte di pietra di Custoza a tre archi, dei quali quello di mezzo era maggiore”.
Il ponte, come lo vediamo oggi e che ha sostituito un più vecchio ponte a tre arcate, venne costruito su progetto dell’ufficio tecnico comunale nel 1875-77.
Maggior risalto ha Ponte San Michele, al quale si arriva dalla Piazza dei Signori, scendendo da contrà Gazzolle.
E’ a Vicenza l’unico ponte costruito su modello dei ponti veneziani: il progetto infatti fu eseguito nel Seicento da due veneziani, Tommaso e Francesco Contini, certamente competenti, avendo lavorato con il padre, capo cantiere del ponte di Rialto a Venezia.
L’unica, elegante arcata ha un armonioso parapetto a colonne scandite da pilastri. L’acqua scorre pigra tra gli argini verdi che congiungono i due ponti, fiancheggiata da vecchie case, che affacciano sul fiume balconi fioriti e qualche piacevole giardinetto.
Da notare il giardino di casa Serafini, sempre ben curato, con il grande pino dietro al quale una grande magnolia cinese annuncia ogni anno l’arrivo della primavera. Un segnale che coglieva un dirimpettaio speciale, Neri Pozza, editore, scrittore, scultore, poeta e raffinatissimo incisore.
Tra le sue incisioni vicentine troviamo infatti “Il giardinetto dei Serafini”, (1948) al quale l’artista si ispirò godendone la vista dalle finestre della sua abitazione, posta sull’altro lato della strada.
L’opulenta magnolia, invece, è ricordata nella poesia “La magnolia caduca”, ne “Versi per Lea”: sono versi di grande sensibilità e danno la misura della poesia di Neri Pozza e non ci sembra fuori luogo in questo contesto ricordare un vicentino, artista geniale e multiforme, sempre partecipe della vita della città:
“Non potevi partire. Fioriva in quei dì – la magnolia caduca nel giardinetto dei Serafini, – grande mazzo di corolle rosa; – e l’acqua fetente del Retrone ne luccicava – del suo colore cupo-chiaro.
Non potevi partire per Asolo o Venezia, – nemmeno per Parma mentre sbocciavano i fiori. – Una volta all’anno – per una settimana la magnolia fioriva, – alla tua finestra abbagliata. – Il mondo poteva aspettare: – le pietre bianche e rosse dell’Antelami, – i giardini di Maria Luisa e quelli di Asolo, – il cielo di Venezia. La Magnolia no. – E avevi paura a lasciarla. – L’anno passato uno scroscio la spogliò – e la corrente si portò via – la nuvola dei petali. – Non potevi partire. Infatti”.
(Da “Il Pegaso caduto e altri versi”, Neri Pozza Editore, Vicenza, 1984).
Bibliografia
- E. Chiesa, Vicenza città bellissima, Panda Edizioni, Padova, 1987
- G. Giarolli, Vicenza nella sua toponomastica stradale, Scuola tipografica istituto San Gaetano, Vicenza, 1985.