(Elisanna Matteazzi Chiesa)
All’esterno di parco Querini sorge uno dei più ammirati edifici sacri cittadini: la chiesa di Araceli, edificata sull’area di una vecchia chiesa con annesso convento femminile benedettino (non più esistente), passato in seguito alle Celestine, le Clarisse di S. Francesco, allontanate in età napoleonica; dal 1813 divenne parrocchia, trasferita in epoca recente in luogo più centrale rispetto alla stessa.
La chiesa è un’architettura pienamente barocca nel contesto di una città impregnata di spirito neoclassico, che poco concesse alle pomposità seicentesche. Infatti l’architetto non fu un vicentino, ma il frate teatino modenese Guarino Guarini.
Vero che la paternità del progetto fu, fino a data recente, attribuita al Borella, perché il nome dell’architetto della Basilica di Monte Berico si trova scritto all’imposta di uno degli archi e quindi la chiesa risultava firmata; ma già l’Arslan, nel registro delle chiese vicentine faceva il nome del Guarini. A dissipare ogni dubbio fu la scoperta di Paolo Portoghesi dei disegni originali dell’architetto teatino.
Costruita da maestranze vicentine, influenzate dall’architettura palladiana, sotto la direzione del Borella – ed ecco spiegato il giallo creatosi intorno al nome presente nella chiesa – l’Araceli è un ibrido ad alto livello architettonico, conseguente alla progettazione del Guarini e alla esecuzione neoclassica del direttore dei lavori, Carlo Borella, appunto.
Si avverte la differenza tra il Borella di Monte Berico e il Guarini, nella libertà, svincolata da ogni condizionamento neoclassico, nelle forme sciolte, concepite con grande spontaneità, nell’idea creativa di interpretazione sia dell’esterno che dell’interno.
Il nome di Araceli risale al primo monastero duecentesco – sorto dove già esisteva una chiesetta dedicata alla Vergine, detta poi Sancta Maria ad Cellam, (piccolo convento), modificato in Alla Cella, Arcella e nel definitivo Araceli: la scritta Aracoeli sull’altare maggiore e su uno dei pennacchi è un errato riferimento all’omonima chiesa romana.
Il prospetto diviso in due ordini ha un impianto scenografico nell’ordine inferiore corinzio, dove, tra due pilastri si apre il portale sovrastato da un frontone triangolare.
L’ordine superiore è sorretto da due grandi volute ed è sovrastato da un tiburio rotondo con otto occhi ovali, coronato da una balaustra, entro la quale si eleva un cupolino a lanterna ottagonale ad archi, che ripetono gli occhi del tiburio. Tra gli intercolumni della facciata e sul frontone statue della bottega di Orazio Marinali e del Cassetti. La pianta è a croce greca con cupola centrale.
Entrare nella chiesa è sempre emozionante per il dispiegarsi della ricca decorazione barocca: dall’ampio drappeggio marmoreo sostenuto da angeli dell’altare maggiore di Orazio Marinali che sorreggono un drappo, cornice sontuosa alla pala di Marco Liberi, o forse dello stesso padre Pietro, ai putti alati che sembrano volteggiare sopra archi e timpani degli altari, ai sontuosi fiori dei pennacchi della cupola.
I due altari a destra e a sinistra dell’altar maggiore contenevano due splendide pale, oggi tra i capolavori della Pinacoteca civica di palazzo Chiericati; in quello a sinistra dell’altare maggiore era l’“Immacolata” di Giambattista Tiepolo, sostituita con un Crocifisso ligneo di fattura nordica del secolo XIII.
Nell’altare opposto stava la splendida pala di Giovan Battista Piazzetta con “L’estasi di San Francesco”, che con le tonalità coloristiche e il movimento scenografico si inseriva nel contesto barocco.
Da piazza Araceli il viale delle Chioare invita a una passeggiata tra il muro di parco Querini, coronato dai rami degli alberi e il lungo fiume dall’ampio marciapiede alberato.
Dopo piazza Araceli, appena imboccato il viale, le “scalette delle lavandaie” sono un ricordo di quando le donne del popolo scendevano al fiume – in un tempo non lontano l’acqua era pulita – con le ceste dei panni da lavare.
Bibliografia
- E. Chiesa, Vicenza città bellissima, Panda Edizioni, Padova, 1987.
- F. Barbieri, R. Cevese, L. Magagnato, Guida di Vicenza, Ed. S.A.T., Vicenza, 1953.