Contrà Santa Chiara

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Contrà Santa ChiaraL’oratorio chiamato comunemente di Santa Chiara, dedicato a San Bernardino e a Santa Chiara, è legato alla predicazione di San Bernardino da Siena a Vicenza, dove nel 1423 parlò alle folle di fedeli.

Il francescano (al secolo Bernardino Albizzeschi) fu uno dei più grandi predicatori del ’400 italiano.

Con la sua parola diffondeva la fede, placava gli odi, suscitava la carità, combatteva le eresie e tendeva a riformare le regole dell’Ordine e a farle osservare più severamente.

Nel 1438 fu eletto vicario generale degli Osservanti, i frati minori che chiedevano il ritorno alla regola primitiva. Lasciò tale ufficio dopo quattro anni per riprendere la predicazione.

A Vicenza la sua voce aveva lasciato grande eco e nel 1436 sorse il monastero a lui dedicato, in borgo Berga, con decreto del Canonico della Cattedrale Bartolomeo de’ Rosi, che indicò come luogo della nuova comunità religiosa una parte del monastero dei Canonici Regolari di San Marco di Mantova, eretto nel 1222 e da essi abitato fino al 1420, e passato alle monache del convento di San Tommaso.

Trovandosi l’edificio in pessime condizioni, un’affrettata ristrutturazione non fu sufficiente per salvarlo dal degrado e nel 1437 si rese necessaria una parziale ricostruzione, mentre la parte del convento delle monache di San Tommaso aveva la sua chiesa frequentata, inizialmente, dalle Clarisse, prive di un proprio luogo consacrato di preghiera.

Il convento fu tenuto dalle monache di Santa Chiara fino alla sua soppressione nel 1810, in seguito, nel 1880 acquistò il complesso Gian Domenico Caldonazzo per destinarlo all’educazione cristiana dei fanciulli poveri.

La società di San Vincenzo de’ Paoli restaurò chiesa e convento affidandoli alle Suore poverelle di don Luigi Palazzolo di Bergamo, le quali ne presero possesso nel 1885.

La prima pietra della chiesa di San Bernardino venne posta il 25 gennaio 1451; il progetto in stile gotico, di Domenico da Venezia, architetto del Comune fu portato a termine molti anni più avanti, intorno al 1474, dal capomastro Matteo di Giovanni, da Venezia.

L’elegante costruzione ottagonale nel caldo colore del cotto, dove spicca il bel portale in pietra rosa, è caratterizzata da una linea mossa, sovrastata da un alto tiburio poligonale. Serie di archetti ciechi corrono alla sommità del tiburio e nella sottostante facciata.

Il portale eseguito a cavallo del secolo nello stile rinascimentale, accoglie nella lunetta la figura di San Bernardino e nei capitelli dei pilastri lo stemma gentilizio del conte Carlo Volpe, terziario dell’ordine francescano, committente del portale.

All’interno, sopra un piedistallo in ciascun angolo dell’ottagono, otto colonne di marmo rosso dalla base ottagonale reggono gli archi acuti coronati da una cornice che completa il primo ordine della chiesa e sui quali si alza il tiburio, esternamente a sedici facce dove si aprono finestroni di forma allungata intervallate da fori rotondi.

Nell’ampia abside si trova l’altare maggiore dell’inizio del Settecento della bottega del Marinali, ricco di putti angelici e di marmi policromi.

Nelle pareti dell’abside un ricco paramento raffigura episodi della vita dell’Ordine francescano legati al Sacramento dell’Eucarestia, opera del Carpioni.

La pala centrale del Maganza è dedicata alla Sacra Famiglia, sovrastata dalla Santissima Trinità, Gesù sta tra Maria e Giuseppe, dall’alto il Padre invia la Colomba, simbolo dello Spirito Santo.

L’altare laterale di destra – altare Trissino-Conte – è opera di Francesco Albanese, della fine del Cinquecento; l’altare laterale di sinistra – altare Musocco – è del secolo seguente, forse opera di Gerolamo Albanese.

Nel Quattrocento fu pure eretto il chiostro che confinava con la chiesa di San Tommaso e del quale rimangono due lati, quello settentrionale addossato alla chiesa e al coro delle monache, e quello a occidente.

La loggia superiore del lato settentrionale fu costruita nel primo ventennio del secolo seguente e si abbellisce alle estremità di due loggette, una delle quali adattata all’interessante punto d’innesto dei bracci settentrionale e occidentale, intorno alla muratura della chiesa.

Attiguo alla chiesa è il coro delle monache: sulla parete frontale campeggia la grande Crocifissione squarcionesca. Sullo stipite destro della porta originale che immetteva nella chiesa è affrescato Cristo alla colonna, ricoperto di sangue e di piaghe, immagine di meditazione per le suore in preghiera.

Il soffitto, inizialmente a capriate lignee fu decorato nel 1567 da Anselmo Canera, un manierista veronese.

Nel pannello centrale è dipinta l’Assunzione della Vergine, attorno sono i busti degli Apostoli e nelle lunette ogivali le Sibille, già personificazioni pagane, ma intese come profetesse della venuta del Cristianesimo. Alle pareti sono appesi otto dipinti di Giovanni Cozza.

Bibliografia

  • D. Bortolan, S.Rumor, Guida di Vicenza, Tipografia vescovile San Giuseppe, Vicenza, 1939.
  • A.Dani,  R.Rivadossi, La chiesa e il monastero di Bernardino e Chiara in Vicenza, Tipografia San Giuseppe Rumor, Vicenza, 1977.