Contrà Santa Caterina Vicenza

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Contrà Santa Caterina VicenzaIn questa tavola risalta in primo piano il chiostro dell’ex convento di Ognissanti, eretto nel 1292 dagli Umiliati, passato poi alle Benedettine di Barbarano e completamente rimaneggiato alla fine del Seicento dal Monticulo, che eresse pure la chiesa demolita in epoca napoleonica.

Rimase il chiostro con i quattro lati occupati dal porticato di ordine dorico.

Lasciato per molti anni decadere miseramente il fabbricato è stato ora bene ristrutturato a uso abitazioni private.

Una costruzione che presenta lati molto interessanti, proseguendo sulla sinistra della via, è l’Oratorio delle Zitelle, di poco spostato al lato opposto della chiesa di Santa Caterina.

L’Istituto delle Zitelle era stato fondato nel 1602 per opera del cappuccino Michelangelo da Venezia, che predicava in quell’anno in cattedrale, al fine di accogliere giovani in disagiate e precarie condizioni.

Per l’uso delle giovani fu costruita una chiesetta dedicata alla Purificazione, solennemente inaugurata dal vescovo cardinal Delfino l’8 settembre dello stesso anno.

L’istituzione in seguito a  lasciti e beneficenze ebbe vita prosperosa e la chiesa fu completamente ricostruita per le disposizioni testamentarie di Alba Porto nel 1647 ed è uno dei pochi esempi in città di edificio sacro a sistema accentrato.

Il progetto è attribuito al Pizzocaro.

L’impianto è ottagonale e l’esterno si presenta alquanto spoglio, ognuno dei lati è riquadrato da pilastri lisci, e finestrato con aperture semicircolari. Tre semplici porte, sovrastate da timpani spezzati fungono da ingresso.

A un esterno così spoglio corrisponde un interno fastosamente decorato con pareti scandite da lesene a ordine gigante, che continuano nei costoloni della cupola.

Cupola e pareti sono riccamente ornate: gli affreschi della cupola rappresentano gli Evangelisti e i Padri della Chiesa: al centro è raffigurata “L’Assunta” del Carpioni. Nella controfacciata, sopra la porta centrale spicca la grande “Crocifissione” del Maffei.

L’altare maggiore di timbro barocco per l’interruzione del timpano, dedicato alla Vergine, era affiancato da due statue di piccole proporzioni, nella lunetta si fregia dell’affresco dell’“Annunciazione” attribuito al Carpioni.

Le tele delle lunette alle pareti sono opera di autori diversi e formano un apparato pittorico di considerevole importanza. Da segnalare: “Il riposo durante la fuga in Egitto”, l’“Assunta”, pittura molto mossa avvolta da luci raggianti, la “Visitazione” con l’incontro di Maria giovanetta con l’anziana parente Elisabetta e Zaccaria e “Cristo al Limbo”, quattro pregevoli pitture di mano del Maffei.

Attribuibili al Carpioni sono l’”Adorazione dei Magi” e l’”Adorazione dei pastori”: il primo dipinto è sontuosamente regale nei ricchi costumi dei personaggi orientali, contrastanti con la semplice eleganza di Maria, dalla grazia aristocratica; il secondo è, secondo la tradizione dei Presepi, di carattere pastorale con il Bambino di luce e un volo d’angeli che rischiarano l’oscurità della capanna.

Due lunette sono opera del Pasqualotto: la “Presentazione di Gesù al Tempio” e la “Disputa di Gesù con i dottori”, opere coloristicamente mosse.

La “Nascita di Maria” e “La Presentazione di Maria al Tempio” di Fortunio Parmigiano non esprimono al meglio le scene, né danno vita ai personaggi.

La seconda parte della veduta sale verso l’alto e offre il paesaggio del colle verso Monte Berico: s’intravede sulla cima, a destra, il Santuario, da dove il paesaggio degrada, folto di alberi e di verde verso la città.

A sinistra l’Arco delle scalette. Una rampa di umili scalini fu la via più antica per salire al monte, alla piccola chiesa di San Pietro in Monte, proprietà delle Benedettine del monastero di San Pietro.

Eretta sulla spianata di arrivo delle scale e della quale si ha ricordo fino dall’XI secolo, fu distrutta poi nei primi anni del Cinquecento, quando ormai tutta la zona era dedicata alla devozione mariana.

L’arco delle scalette fu realizzato nel 1595, per volontà del capitano veneziano Giacomo Bragadin, su un disegno di Andrea Palladio, ora al R. I. B. A. Tra due coppie di colonne corinzie, che reggono l’architrave, si apre l’arco.

Il manufatto è concluso dal Leone di San Marco, con ai lati i due santi, riconosciuti fin da tempi antichi patroni della città: San Leonzio e San Carpoforo.

Nel 1797 alla caduta della Repubblica veneta, il Leone venne mutilato: fu rimesso alla sommità dell’arco, sostituendo una palla al Vangelo, che ritornerà sotto la zampa della fiera negli anni ’30.

Nell’intradosso due belle statue, firmate e datate dal Marinali (1695) rappresentano le due figure dell’Annunciazione: la Vergine inginocchiata in atteggiamento estatico e il bell’angelo riccioluto, dalle ali aperte che porta l’annuncio a Maria.

Abbattuto per oltre due terzi da bombardamento nel 1945, l’arco fu ricostruito raccogliendo parzialmente i frammenti dispersi al suolo.

Bibliografia

  • R.Cevese, L’oratorio delle Zitelle”, Ente Comunale di Assistenza di Vicenza (in occasione del restauro del seicentesco oratorio), Vicenza, 1970.
  • Bortolan-Rumor, Guida di Vicenza, Tipografia pontificia vescovile San Giuseppe, Vicenza, 1919.
  • A.a.V.v., Vicenza-Carnet del turista: il Monte Berico, Azienda di Promozione turistica, 1989.

E.Arslan, Vicenza – Le chiese, De Luca Editore in Roma, 1946.