Chiesa e chiostro di San Lorenzo a Vicenza

(Elisanna Matteazzi Chiesa)

Chiesa e Chiostro di San Lorenzo VicenzaGià negli anni precedenti il Duecento erano giunti a Vicenza gli ordini dei Mendicanti e nel XII secolo furono in piena ascesa e si divisero la città in tre zone dove costruirono le loro chiese con gli annessi monasteri.

A est si installarono i Domenicani, a sud, dopo il ponte San Michele, gli Eremitani, il cui complesso fu distrutto nel 1812 per una discutibilissima scelta urbanistica, a nord i Francescani.

I tre ordini dipendevano direttamente dal Papa e la spartizione era stata pianificata tenendo conto della raccolta delle elemosine, eliminando ogni interferenza tra gli ordini.

Una quarta zona, la più centrale, rimase di pertinenza della Cattedrale.

I Francescani si installarono nella chiesetta di San Salvatore, poi San Francesco Vecchio, dietro l’Episcopio.

Fu questa la prima presenza dei Francescani nel Veneto, visitati, si vuole, dallo stesso Francesco nel 1221. In seguito la vecchia sede fu ceduta al Capitolo della Cattedrale in cambio di una modesta cappella dedicata a San Lorenzo in Porta Nuova, e nel 1280 iniziò la costruzione dell’imponente complesso di San Lorenzo concluso nel secolo seguente, a cui seguirono trasformazioni successive.

Durante il periodo napoleonico e la prima guerra mondiale il complesso subì molti danni, riparati in varie fasi. Ritornato ai minori conventuali ritrovò nei restauri il suo splendore.

La veduta è ripresa dalla parte posteriore e quindi non si può ammirare, sulla vasta piazza San Lorenzo, il dispiegarsi della facciata, divisa in due piani, ognuno concluso da archetti pensili.
La parte inferiore è ritmata da sette arcate, quattro delle quali contengono arche prototrecentesche, sepolture (a partire da sinistra) di Benvenuto Porto e Marco Maran, giuristi vicentini, del fiorentino Lapo Azzolini e di Perdono dei Repeta.

Nei tre centrali si apre il monumentale portale in pietra di Vicenza, opera di Andriolo De Santi e costruito nel 1334 con il lascito di Pietro da Marano: un vero e proprio arco trionfale ornato da due leoni che sorreggono ognuno una colonna, da cornici scolpite e da pilastrini, colonnine tortili con capitelli corinzi.

La parte centrale con l’ingresso che immette nello spazioso interno, è inserita in una cornice scolpita: nell’architrave è scolpito il Redentore tra i Santi e negli stipiti i simboli dei quattro Evangelisti e busti di santi e di profeti, incorniciati da volute di acanto.

Nel gruppo scultoreo della lunetta sovrastante, su fondo azzurro stellato è rappresentato il committente Pietro da Marano, detto “il nano” (il suo aspetto era infelice), consigliere di Cangrande della Scala, ai piedi della Madonna con il Bambino, tra San Francesco e fra Pace da Lugo, sotto la cui direzione fu eretto il portale.

Nella parte superiore si aprono un semplice rosone centrale e una serie di cinque occhi, che si ripetono lungo i muri perimetrali delle navate e riversano all’interno fasci di luce.

Entrando si è colpiti dalla solennità austera del vasto spazio a croce latina, con transetti molto raccorciati, suddiviso in tre navate da colonne a fasce alternate di pietra chiara e di pietra scura, ognuna terminante in abside.

Le alte volte a crociera aumentano la grandiosità dell’interno. L’abside centrale termina nel presbiterio, con altare di marmo settecentesco e Crocifisso ligneo del secolo XV.

Alla parete di destra sono collocate due tele di Francesco Pittoni: “La presentazione della Vergine al Tempio”, e “Cristo risorto” con la Vergine e angeli in un’insolita raffigurazione di questo tema, dove al dramma si sostituisce una calma meditazione.

Alla parete sinistra i monumenti funebri di Ippolito da Porto e di Leonardo, Pietro e Ludovico da Porto.

L’abside della Madonna (navata di sinistra) contiene la cappella della famiglia da Porto, con la bella ancona marmorea quattrocentesca di Antonino da Venezia: il gruppo scultoreo è raccolto entro un ampio drappeggio e rappresenta la Vergine tra San Pietro e San Paolo; alla parete di destra lo strappo di un affresco di Bartolomeo Montagna “Decollazione di San Paolo” e, di fronte, il monumento funebre, di Bartolomeo da Porto tra frammenti di affresco attribuiti al Montagna.

Il braccio destro del transetto termina con l’altare Pojana, composizione ricca di elementi architettonici, scultorei e pittorici: l’ancona policroma del secolo XV, tra lesene ornate di motivi floreali, rappresenta Cristo morto sorretto da angeli tra San Francesco e San Bernardino da Siena.

Nella lunetta testine di angeli contornano il Padre Eterno e gli angoli laterali contengono le due figure dell’Annunciazione.

La “Crocifissione” del lunettone superiore è di scuola maganzesca.

Nella parete sul lato sinistro è l’urna che contiene le spoglie del poeta Giacomo Zanella.

Nel transetto sinistro, a fianco dell’ingresso alla sacristia “Lo sposalizio della Vergine” e “Il ritorno di Gesù dal Tempio” sono di Francesco Pittoni, mentre sopra la porta “La vocazione di Santa Chiara” è opera contemporanea di Ina Barbieri.

Sulla porta d’ingresso del campanile un affresco tardotrecentesco raffigura San Francesco con le stigmate.

A partire dal lato sinistro dell’ingresso, è l’altare Piovene, della fine del Quattrocento, con manomissioni avvenute nel nostro secolo: la tela rappresenta il Padre Eterno tra angeli, opera di Matteo Ingoli (1585-1613).

Segue una statua in bronzo, scultura di Nereo Quagliato, a commemorazione del francescano Massimiliano Kolbe, martire ad Auschwitz.

Proseguendo, in una nicchia, il frammento di affresco trecentesco rappresenta il “Pianto delle Marie”.

Gli ultimi due altari sono l’altare di San Lorenzo, del tardo Quattrocento, con il Santo appoggiato alla graticola, dipinto settecentesco di Antonio Vassillacchi e l’altare, sempre quattrocentesco di Sant’Antonio da Padova con la pala di Giulio Carpioni, che ha dipinto una dolce Madonna, che presenta il Bambino a Sant’Antonio.

Sul lato della parete di sinistra la grande tela della Deposizione è copia di Michele Desubleo da Luca Giordano.

Al posto di un grande altare dell’Albanese, sul lato destro, è stata aperta una porta, le due statue di Adamo ed Eva dell’Albanese la fiancheggiano.

Ultimo è l’altare Gualdo (secolo XVI), con la tela seicentesca del Fumiani, dove è rappresentato Papa Pio V in preghiera perché la Vergine dia il suo aiuto ai Veneziani contro i Turchi infedeli, in occasione della battaglia di Lepanto (1571).

Sopra il portale, nella controfacciata, è collocata la monumentale arca sepolcrale del generale della Repubblica veneta Giambattista da Porto, un vero e proprio trionfo ricco di decori e sulla parete di destra dell’ingresso un altorilievo con il gruppo della “Vergine con Bambino” conserva tracce policrome.

Il suggestivo chiostro quattrocentesco del convento e il giardino dal quale si gode la vista del campanile e delle tre absidi con lunghe e strette aperture, ci riporta alla veduta, che sullo sfondo è chiusa dal settecentesco palazzo Repeta, di Francesco Muttoni.

A bugnato nel piano inferiore ha il piano nobile spartito da lesene corinzie, tra le quali si aprono le finestre e i finestrini del piano superiore, con decorazioni che conferiscono al prospetto una nobile ricchezza.

Nella piazza statua di Giacomo Zanella.

Bibliografia

  • Vicenza gotica da “Vicenza, aspetti di una città attraverso i secoli”. Ente provinciale per il turismo, Comune di Vicenza, Cassa di Risparmio di VR, VI, BL, 1983.
  • F. Barbieri, R. Cevese, L. Magagnato, Guida di Vicenza, Editrice SAT, Vicenza, 1953.