di Giambattista VincoDaSesso
Dalla veduta si percepisce l’immagine del Castello superiore e si apprezza il sistema delle cortine murarie e delle torri che definisce l’originario triangolo fortificato, sulla sommità del colle. Lo spazio interno al Castello è stato nei secoli più recenti occupato da vari edifici e quindi ha perduto la primitiva configurazione.
Si ritiene che, fin dall’epoca delle scorrerie degli Ungari (secolo X), e forse anche da prima, qui esistesse un recinto in cui trovava rifugio nei momenti di pericolo la popolazione e dove abitualmente venivano depositati e custoditi nelle “caneve” i raccolti dei campi.
I due tratti di mura parallele, che circondano l’abside della chiesa di Santa Maria, documentano le due fasi di costruzione della cinta: quella esterna detta ezzeliniana più antica, quella interna trecentesca e padovana. Sul lato meridionale, emerge la Torre di ser Ivano, che aveva funzione di avvistamento del nemico e di controllo dell’ingresso. Al vertice opposto, s’impone il torrione diventato nel Cinquecento Ca’ Zen e dal 1734 canonica.
Al centro, l’alta torre coperta da tetto funge da campanile e sembra sorvegliare la sottostante chiesa di Santa Maria, il Duomo della città. Questo edificio sacro sorge sul luogo dell’antica pieve, che ha in parte incorporato e che è citata per la prima volta in un documento del 998. Più volte ristrutturata e ingrandita, la chiesa ci appare nell’aspetto e nelle dimensioni assunti alla fine del Seicento. Il grande caseggiato, che apre verso di noi tre finestroni, è oggi sede dell’Ufficio Tecnico Comunale, ma in passato era la chiesa di San Vittore divenuta poi di San Giuseppe.
La piccola e graziosa facciata settecentesca, che osserviamo tra il caseggiato e il Duomo, apparteneva all’oratorio di San Filippo Neri, il cui vano interno è stato demolito. Il bianco edificio, forato da numerose finestre, che si nota tra la Torre di ser Ivano e la torre di sud-est, nel 1761 accolse il Fondaco del grano, qui trasferito da alcuni locali del Monte di Pietà, nell’Ottocento venne usato come caserma, nel Novecento diventò sede di varie scuole e poi di uffici comunali.
Durante il dominio della Serenissima il Castello venne più volte restaurato, poi perdette via via la sua funzione militare. Negli ultimi due secoli, si accentuò il degrado delle fortificazioni, le torri vennero adattate a residenza; all’esterno il fossato meridionale venne colmato e si coprì di caseggiati, quelli che vediamo affacciarsi sul Terraglio.
Dalla Torre di ser Ivano partiva la cinta muraria, che risaliva lungo la schiera di case di Salita della Liberazione, che ne conservano ancora traccia. Là dove si apre il varco, segnato da una fascia più chiara, stava la Porta del Margnan detta anche Porta del Castagnedo, dal bosco di castagni in capo alla valle del Margnan. Rifatta con un aspetto più decoroso nel 1548 per volontà del podestà Marino Grimani, venne demolita intorno al 1890.
Al di là del Castello, sulla riva destra della Brenta, spunta dal folto parco la seicentesca villa Priuli. Come il Ponte Vecchio, il Castello è un monumento che caratterizza l’immagine di Bassano.