Bassano: veduta di porta Dieda

di Giambattista VincoDaSesso

Bassano: veduta di porta DiedaLa Porta Dieda si apre nella massiccia torre superstite del Castello inferiore costruito nei primi del Trecento dai Padovani, a protezione del borgo formatosi lungo la via Nova e presto raggiunto dalla nuova cinta muraria. In epoca viscontea (1382-1404), il Castello risulta affidato al comandante di un presidio armato che controllava le mura e l’adiacente Porta dei Leoni – attraverso cui passava la via per Padova – così denominata dallo stemma comunale con i due leoni che la sovrastava.

Sotto la Serenissima, il fortilizio perdette via via la sua funzione militare e cominciò ad essere usato per civile residenza. A partire dal 1545 fu chiamato “Castello dei Berri” dalla famiglia che in quell’anno lo acquistò. Qualche tempo prima, il podestà Diedo aveva fatto aprire al transito la porta ad arco, che in suo onore si chiamò Dieda e, tra il 1541 e il 1542, per commissione del podestà Bernardo Morosini, la torre veniva decorata da Jacopo Bassano: oggi di quegli affreschi non rimangono che sbiaditi lacerti.

A dirci dei soggetti raffigurati è una tempera (1906) di Gaspare Fontana: sopra l’arco d’ingresso appariva l’eroe romano Marco Curzio, che a cavallo si getta nella voragine; più in alto, il Leone di San Marco ricordava a chi intendeva entrare l’appartenenza della città alla repubblica veneta. Esemplare in questa veduta è la resa scrupolosamente fedele degli intonaci della torre e delle facciate delle case, in particolare di quelle che fanno da sfondo alla statua della beata Giovanna Maria Bonomo, opera dello scultore padovano Felice Chiereghini.

Donata alla città dall’abate Giambattista Roberti, devoto della Bonomo ma anche appassionato dell’abbellimento urbano, fu eretta nel 1784. Era l’anno dopo la beatificazione della monaca benedettina vissuta nel vicino monastero di San Girolamo. Nata nel 1606 ad Asiago, non ancora quindicenne entrò in clausura e vi rimase fino alla morte nel 1670. Ebbe straordinarie esperienze mistiche: rapimenti estatici, dono delle stimmate, visioni angeliche e demoniache che lei raccontò in un’autobiografia spirituale scritta per ordine del confessore.

Seppe però coniugare il misticismo con l’attività pratica, esercitò con equilibrio la carica di badessa, si prodigò nell’aiutare i poveri e nel consolare gli afflitti. La fama della sua santità varcò i limiti locali e attirò devoti anche da fuori lo Stato veneto. Nel 1799 il Consiglio cittadino la elesse compatrona di Bassano.

La sua salma è ora custodita e venerata nella chiesa della Misericordia, diventata suo Santuario, che si trova a poca distanza dal monumento. Anche in questa veduta sono presenti macchiette di passanti colti nella spontaneità della vita quotidiana. Vengono disegnati con precisione il selciato intorno al monumento, il lastricato del marciapiede, le fioriere lungo la via, altri dettagli come il piccolo capitello sul pilastro d’angolo, mentre non è stato “visto” il semaforo.