Giovedì, 10 novembre, in occasione dell’inaugurazione della sala Galileo Galilei della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il prof. Giorgio Pegoraro ha presentato la sua nuova opera di studioso, ovvero la raccolta delle Anacreontee dai lui tradotte e commentate per i tipi di Gilberto Padovan Editore.
Si è trattato di un volume che ha già attirato su di sé l’attenzione della critica e suscitato lusinghieri commenti: basti pensare che si tratta della prima edizione italiana dopo quella di Luigi A. Michelangeli, risalente al 1882 (Zanichelli, Bologna), voluta dal Carducci.
Un autentico evento culturale, dunque, che è tornato a mettere a disposizione dei lettori e del mondo accademico quei sessanta componimenti anonimi, contenuti nell’Antologia Palatina, che per secoli vennero attribuiti ad Anacreonte, il grande lirico greco nato a Teo, sulle coste dell’Asia Minore, intorno al 570 a.C. In realtà, gli autori di quei testi sono assai più tardi e appartengono all’epoca romana imperiale e anche bizantina.
Riprendendo i temi caratteristici di Anacreonte – l’amore, il vino, il simposio – e per questo a lui attribuite, da quando vennero pubblicate (nel 1554), tali poesie conobbero un successo enorme negli ambienti letterari fino alla metà dell’Ottocento. Basti pensare, osserva lo stesso Pegoraro, “ai grandi poeti della francese Pléiade, oppure all’Inghilterra di Ben Johnson, alla Germania di Klopstock, Platen, Goethe; per l’Italia ricordiamo il Tasso, il Chiabrera, il Redi, gli Arcadi dallo Zappi fino a Jacopo Vittorelli”.
L’editore Gilberto Padovan, di cui sono note l’eleganza delle pubblicazioni e la perspicacia delle intuizioni, ha inteso quindi colmare un vuoto, anche perché all’estero, in quest’ultimo trentennio, l’interesse nei confronti delle Anacreontee si è riacceso grazie a riedizioni, convegni e ricerche.
Il volume – il cui titolo completo è Le Anacreontee. Gli imitatori di Anacreonte di Teo – si apre con le significative prefazioni affidate a due tra i massimi poeti contemporanei, Andrea Zanzotto ( purtroppo recentemente scomparso) e Fernando Bandini, e contiene non soltanto la traduzione e il commento critico delle liriche ma anche, riprendendo in questo il miglior costume filologico, le concordanze testuali.
Prima di diventare assessore alla Cultura del Comune di Bassano del Grappa, Giorgio Pegoraro è stato docente di greco e latino nei licei ha diretto e lavorato negli Istituti Italiani di Cultura di Budapest, Strasburgo, Helsinki, Grenoble e Stoccarda. Spirito profondamente umanistico, ha al suo attivo saggi, traduzioni e pubblicazioni scientifiche, oltre all’organizzazione di alcune grandi mostre bassanesi come Cinquecento Veneto. Dipinti dall’Ermitage, poi Ezzelini e Antonio Canova.
Hanno presentato il libro la dott.ssa Maria Letizia Sebastiani (direttrice della Biblioteca), il prof. Gianfranco Fiaccadori (Università degli Studi di Milano), il prof. Roberto Luca (filosofo), il prof. Massimo Celegato (grecista e musicologo) e l’editore Gilberto Padovan.
Durante la conversazione si è avuto modo di capire come non si tratti soltanto di una curiosità bibliotecaria: “Gli autori greci di questi testi – ha spiegato Pegoraro – vissero e si riunirono in allegre brigate soprattutto nel Medioriente: ci commuove pensare che gli ideatori di queste poesiole leggere come farfalle ebbero tra i loro centri prediletti, in particolare nel quinto secolo d.C., quella Gaza che è oggi un focolaio di odi e di conflitti”.
Info: http://www.bncf.firenze.sbn.it/orario.php