Luigi Cavalli a 180 anni dalla nascita

Presentato alla “Fondazione Istituto di Storia” di Vicenza, in collaborazione con il libero gruppo “Un Cucchiaio di Cultura”, il libro di Angela Maria Alberton “Luigi Cavalli”. Relatori: Dario Semenzato, Filiberto Agostini, Angela Maria Alberton e Gilberto Padovan.

Pochi a Vicenza sanno chi sia Luigi Cavalli. Il suo nome, come capita spesso, si è perso tra le pieghe della storia. Molti vicentini percorrono ogni giorno la via a lui dedicata nel 1931, senza sapere chi sia; altri passano sotto la sua casa, in corso Fogazzaro a Vicenza, senza nemmeno alzare lo sguardo sulla facciata in cui campeggia una lapide che lo ricorda così: «In questa casa / dopo l’Epopea / in fervore di pensiero e d’opere / dimorò / Luigi Cavalli / dei Mille / VII IV MDCCCXXXIX XVII XI MCMXXIV (7 aprile 1939 – 17 novembre 1924)». I vicentini più attenti sanno che Cavalli è stato uno dei Mille sbarcati a Marsala, mentre solo gli appassionati di storia locale sanno che è stato per molti anni consigliere comunale di Vicenza, deputato e senatore del Regno d’Italia, e presidente della Società dei Reduci garibaldini di Vicenza. Mi sono imbattuta in Cavalli alcuni anni fa, nel corso di una ricerca sui garibaldini veneti dalla quale è nato il libro Finché Venezia salva non sia. Esuli e garibaldini veneti nel Risorgimento, 1848-1866 (2012). I documenti e le foto conservate al Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza e l’inaspettato ritrovamento del suo carteggio presso la Biblioteca Bertoliana (e del suo ritratto, scelto come copertina del libro) hanno aperto uno spiraglio, che mi ha spinta a ricostruire la vita per nulla banale di questo patriota, la cui partecipazione alla spedizione dei Mille rappresenta solo un tassello, per quanto fondamentale, di una lunga storia individuale che si intreccia strettamente con la storia italiana. Luigi Cavalli nasce a San Nazario nel 1839 e muore a Vicenza nel 1924: una lunga esistenza la sua, che attraversa la storia italiana dalle lotte risorgimentali alla prima guerra mondiale e al fascismo. Di tutti questi eventi Cavalli non è un semplice spettatore, ma un protagonista attivo sia sulla scena locale che nazionale. Luigi ha appena 20 anni quando, nell’aprile 1859, fugge clandestinamente dal Veneto per partecipare alle guerre di indipendenza nazionale. Nel maggio 1860 si imbarca a Quarto con i Mille di Garibaldi e veste la camicia rossa anche nella guerra di liberazione del Veneto (1866) e nella campagna dell’Agro romano (1867). Rientrato a Vicenza dopo vari anni di esilio trascorsi a Pavia (dove si laurea in Legge) e a Milano, entra a far parte del Consiglio comunale e di quello provinciale e nel corso degli anni diventa membro e presidente di numerose associazioni, partecipando attivamente alla vita amministrativa locale. È infatti presidente della Società dei Reduci garibaldini, vicepresidente della Società Veneta dei Mille, consigliere della Banca Popolare, segretario e poi presidente del Comitato di vigilanza del Monte di Pietà, presidente della Società ginnastica, membro della Commissione amministratrice dell’Asilo Salvi, membro della Commissione sanitaria municipale, uno dei soci fondatori del CAI di Vicenza, fondatore della sezione vicentina del CNGEI, membro della Deputazione della Biblioteca Bertoliana e poi presidente della stessa. L’esperienza conseguita in ambito cittadino è una sorta di trampolino di lancio verso la politica nazionale, alla quale partecipa come deputato a partire dal 1883 e come senatore a partire dal 1901, rimanendo sempre legato agli ideali democratici e alla tradizione garibaldina. Cavalli è un protagonista attivo dei suoi tempi e intrattiene legami con Giuseppe Garibaldi, Benedetto Cairoli, Alberto Mario, Giovanni Giolitti, Giuseppe Zanardelli e Gabriele D’Annunzio (che nel 1915 lo definisce “grandissimo animo in piccolo corpo”). Senza contare i suoi contatti con i concittadini Fedele Lampertico, Paolo Lioy, Antonio Fogazzaro, Giuseppe Bacco, Riccardo Dalle Mole, Antonio Brunialti, Gaetano Marzotto, Guardino Colleoni, Tito Buy, per citarne solo alcuni. Bisogna considerare inoltre la sua storia individuale, degna di un romanzo. Luigi Cavalli è figlio illegittimo del conte vicentino Francesco Arrigoni e della popolana breganzese Lucia Pedon e alla nascita viene spedito al Pio luogo degli esposti di Bassano. La protezione del padrino, Gaetano Costantini (che assume Lucia Pedon come sua domestica), e qualche scrupolo di coscienza del conte Arrigoni gli consentono di svolgere regolarmente i suoi studi, seguendo l’iter formativo tipico di un rampollo dell’aristocrazia (collegi, precettori privati, ginnasio, liceo, università). Cavalli si rivela un alunno modello, ma risente della mancanza del padre, verso il quale nutre sentimenti contrastanti di amore e rabbia, che sfociano in una dura lettera contro il conte che accetterà di incontrarlo nel 1862. Il sogno, coltivato per tanti anni, di avere una famiglia sembra realizzarsi alla morte della moglie di Francesco Arrigoni, la contessa bassanese Francesca Negri. Rimasto vedovo con tre figli in tenera età, il conte sposa la madre di Luigi. Il matrimonio, seppur celebrato in gran segreto, sfida le convenzioni sociali che impediscono i legami tra persone appartenenti a ceti così diversi e non porterà a quell’armonia sognata da Cavalli. Cavalli si crea una propria famiglia nel 1872 sposando Maria Casalini, dalla quale ha due figli: Luciano e Ferruccio. Quest’ultimo muore nel 1893 a soli 15 anni, mentre Luciano, per superare il trauma della perdita, intrattiene per diversi anni uno stretto rapporto con Fogazzaro. Agli inizi del nuovo secolo il primogenito di Luigi Cavalli fa proprio l’ideale dell’irredentismo, fondando nel 1903 l’Associazione Trento-Trieste e schierandosi, come il padre, a fianco degli interventisti dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale. Luigi Cavalli, sepolto tra i Benemeriti nel cimitero di Vicenza, vive per alcuni anni nel ricordo di chi lo ha conosciuto (anche Neri Pozza lo cita in un suo libro) e in quello del figlio Luciano, che nel 1939, in occasione del centenario della nascita, dona numerosi cimeli e documenti al Comune di Vicenza. Quest’anno ricorrono i 180 anni dalla nascita, un’occasione per ricordare un pezzo di storia vicentina e italiana.

Angela Maria Alberton