La storia della “Rua”

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Stampa realizzata da Gilberto Padovan Editore, nel 2011, in copia anastatica, fedele all’originale, in tiratura limitata e su carta fabbricata a mano.

La congregazione dei Nodari (Notai) propose nel 1441 di sostituire con un simbolo più fastoso il cero destinato dalla confraternita alla processione del Corpus Domini. Questa solennità era stata istituita da Papa Urbano IV nel 1264 e celebrata solennemente nella nostra città fin dal 1339.

Il cero, giudicato troppo modesto ed inadeguato, fu sostituito da un tabernacolo nel quale era collocata una ruota, simbolo della rotazione degli incarichi dei Nodali, una volta suddivisi in modulantie in vacanti. La Rua, così venne denominato il “ macchinario”, compie la sua prima uscita nel 1444, accompagnata da un gran concorso di popolo entusiasta.

Dall’attuale Piazzetta Palladio, dove viene montata la “macchina”, viene trasportata in centro storico, da Piazza dei Signori per Contrà Muscheria, Piazza del Duomo, Contrà Vescovado, Piazza del Castello, il Corso fino alla svolta di Contrà Santa Barbara, con ritorno “trionfale”in Piazza dei Signori.

Nel corso degli anni la Rua perdette il suo carattere di simbolo religioso e votivo, per acquistare una funzione ludica e fastosamente celebrativa: la Ruota, inserita centralmente nella ”macchina” , divenne una sorta di giostra girevole per bambini e le decorazioni si accrebbero di anno in anno con figuranti, oggetti, stoffe, pennacchi. Arricchita da figure e ornamenti, la Rua divenne un emblema popolare vicentino da esibire in occasione di visite di personaggi illustri.

Questo suo diverso impiego fu accolto con diffidenza dalle autorità ecclesiastiche, le quali non poterono più tollerare che un tale simbolo profano, durante una processione così solenne come il Corpus Domini , potesse distogliere la devozione dei fedeli: dal 1616 il passaggio della Rua fu consentito solo a processione conclusa.

Le dimensioni della “gran mole”, così veniva denominata la Rua, si erano fatte sempre più imponenti , e così era aumentato il numero dei facchini precettati per trascinarla. Il corteo d’accompagnamento era costituito da musicanti, cavalieri e armigeri in costume, a piedi ed a cavallo, ma i figurante per eccellenza era un ragazzo in carne ed ossa, posto alla sommità della macchina.

Il suo coraggio veniva premiato con una ciambella dolce e una borsa , piena di denaro, dai nobili Bissari, famiglia che aveva sostenuto da sempre la costruzione della Rua , anche con cospicui aiuti finanziari, per questo il popolo gridava la sua gratitudine con il tradizionale saluto “viva la Rua di casa Bissara”.

Il grande successo della Rua spinse qualcuno ad attribuire l’invenzione al Palladio: questo è impossibile perché, quando l’architetto iniziava la sua attività, attorno agli anni quaranta del Cinquecento, la Rua era già vecchia di un secolo! E’ invece credibile che il Palladio abbia più volte contribuito ad arricchire la Rua, ormai divenuta sinonimo di festa per i cittadini vicentini; se il Dian afferma che il Palladio fornì dei disegni per la Rua, fu forse spinto dalla lettura della edizione a stampa del 1760 del “Tomo IX “ della “ Architettura di Andrea Palladio Vicentino con le Osservazioni dell’Architetto N.N.”.

L’Architetto “N.N.” è notoriamente Francesco Muttoni, e nel Tomo si enuncia l’intervento del Maestro sulla macchina dei Nodali allegandovi dei disegni, però di chiara fattura Settecentesca. Si scrive ”… non sarà certamente senza forti ragioni, che la città di Vicenza abbia preso l’uso di fare nel giorno solenne dedicato alla memoria del Corpo di Nostro Signore, sotto il nome del Corpus Domini, una Processione quanto più si è potuto immaginare divota e pomposa, portando in essa una Macchina con sopra la divisa in figura di ruota, la quale nella sua altezza sopravanza la sommità de’ più eccelsi palazzi. Né sarà stato pure senza ragione, che il nostro Palladio, che nulla faceva a caso, l’abbia delineata.

Della origine di questa sacra funzione varie sono le tradizioni per lo più popolari, cioè a dire non sostenute da fondamento veruno sicuro istorico e passata da età in età sino à giorni nostri… in tanta oscurità di cose poco sicure… quello che abbiamo di certo si è, che Palladio fu l’autore del disegno dell’obelisco presente; e che è sempre lo stesso, benché ogni tre anni sia rinnovato, per quello che spetta a renderlo decoroso…”.

Comunque, se va respinta la diretta paternità palladiana della Rua, nei disegni del Muttoni traspaiono un’eleganza stilistica e un equilibrio formale caratteristico del Palladio.

Nell’Ottocento le dimensioni della Rua erano diventate sempre più imponenti: la ricerca della stabilità, l’ingombro sempre crescente e il conseguente aumento dei portatori, accrescevano la spettacolarità dell’esibizione. Col grande afflusso di pubblico cittadino e forestiero, la “festa della Rua” era un autentico fenomeno sociale, gioioso e trasgressivo, tale da attirare l’attenzione della stampa perché ogni uscita, scatenando tutta una serie di manifestazioni popolari, poteva fornire interessanti spunti di colore e di costume.

Dopo la “parata della Rua”, infatti, era prevista anche la “corsa delle carrozze” e la “corsa dei cavalli sciolti”; quest’ultima sospesa dal governo austriaco, ma comunque sostituita nel 1846, da uno spettacolo musicale al Teatro Olimpico.

Era ovvio che la Rua, ormai simbolo di tradizione popolare, venisse caricata anche di significati politici: durante l’occupazione francese il Leone di San Marco fu sostituito con il caratteristico gallo d’oltralpe, gli austriaci vi imposero l’aquila bicipite degli Asburgo, mentre, con l’annessione del Veneto all’Italia, nel 1866, verrà innalzato il tricolore con gli stemmi di casa Savoia.

Un’apposita commissione si preoccupava di organizzare l’evento programmando i festeggiamenti, cercando le sponsorizzazioni e promozioni pubblicitarie; importante, ad esempio, la pubblicazione della famosa cartolina del 1882 su cui appariva la scritta ” W Umberto I ”.

L’ultimo percorso tradizionale venne effettuato nel 1901; infatti, undici anni dopo, la Rua potè essere trascinata solamente in Piazza dei Signori e in Piazza Biade, dal momento che nelle vie del suo “giro”, era già presente l’insormontabile intralcio dei fili dell’illuminazione elettrica, del telegrafo e del tram.

L’ultima uscita nel Novecento risale al 1928, questa volta con l’obbligato accompagnamento dei labari fascisti. Poi l’oblio: la gloriosa Rua fu smontata, i pezzi malinconicamente accatastati al deposito comunale in Gogna dove i bombardamenti aerei del secondo conflitto mondiale li distrussero definitivamente.

Nel 2007, in occasione dei cento anni dalla fondazione di AMCPS, la Rua è stata ricostruita nel fedele rispetto del disegno di Francesco Muttoni anche grazie al supporto tecnico di alcune ditte private.

Nel 2010 si è costituita l’Associazione Comitato per la Rua, il cui presidente è il sindaco

pro- tempore della città, che si propone di ridare a Vicenza la sua festa storica con cadenza regolare negli anni a venire.

Breve testo storico tratto dalla pubblicazione realizzata dall’”associazione Comitato per la Rua”, in occasione dell’esposizione della Rua in Piazza dei Signori nel 2010.