Bibliografia Storica della città e provincia di Vicenza

L’opera è stata ristampata, per la prima, in tiratura limitata, dall’editore Gilberto Padovan, con la presentazione di mons. Ermenegildo Reato, in occasione del settantesimo anniversario della morte del grande storico vicentino e bibliotecario della Bertoliana  mons. Sebastiano Rumor.

 

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Tullio Motterle

Come faremo senza Sebastiano Rumor? Come ce la caveremo, noi, bibliotecari, ricercatori della nostra storia locale, studenti e studiosi e curiosi?

Dopo i sei volumi della Biblioteca di Angiolgabriello di S. Maria (al secolo Paolo Calvi), che chiudevano il sec. XVII, e – per Bassano – le opere bio-bibliografiche di G.B. Verci, che del Calvi fu contemporaneo, soltanto le imprese pazienti, diligentissime e acute di Rumor ci hanno messo in mano gli strumenti essenziali per la ricerca, dal primo orientamento alle successive fasi, sulla storia, la cultura e la sfaccettata realtà del Vicentino nei secoli XVIII e XIX.

Gli scrittori vicentini dei secoli XVIII e XIX , in 3 volumi, appare completo nel 1908. La Bibliografia storica della città e provincia di Vicenza, dopo venticinque anni di tentativi e di saggi parziali, vide la luce nel 1916, in pieno tempo di guerra, tra non piccole difficoltà. La ricerca e le aggiunte e correzioni continuarono ininterrotte, sino alla morte, così che i congiunti poterono nel 1939, a dieci anni dalla sua scomparsa, pubblicare un secondo, più ridotto volume, che conduceva l’opera fino al 1929.

Sono oltre 350 i titoli della sua bibliografia, sono eccellenti alcuni suoi saggi, desta stupore quel suo inoltrarsi nel campo arduo dell’araldica – di cui Il Blasone Vicentino, descritto e storicamente illustrato, Venezia 1899, ora riproposto dall’editore  Gilberto Padovan in una assai pregevole riproduzione anastatica, è il risultato più alto – ; ma per me il Rumor erudito, il Rumor vicentino dell’orizzonte dilatato all’infinito è il Rumor bibliografo.

Come faremo, ripeto, senza di lui?

Anche perchè c’è bibliografia e bibliografia, ed è sufficente rieleggere quella nota graffiante, anche se umanamente rispettosa, ch’egli pone a pagina 4 della sua prefazione, per comprendere appieno l’onestà intellettuale, il senso alto di responsabilità, la paziente ricerca e controllo dei dati, i riscontri, le correzioni instancabili, il perenne “tornarci sù” che il vice-bibliotecario della Bertoliana    (lo fu per 35 anni, solo per poco fu bibliotecario pleno iure) dedicò alla sua Bibliografia storica.

Il lavoro del bassanese Paolo Maria Tua: Saggio di Bibliografia bassanese, da cui Rumor si attendeva non poco aiuto, “duolmi il dirlo – egli scrive – è mal fatto, pieno di errori, di inesatezze, di ripetizioni e di lacune senza numero”. Giudizio impietoso, diremmo, ma ch’egli giustifica  con esemplificazioni più che probanti.

Non che l’opera rumoriana sia perfetta. Nessuno a questo mondo può presumerlo. E lo studioso, il bibliotecario soprattutto, che ha occasioni d’oro per tornare su quelle pagine, magari con l’ausilio di opere recenti o di documenti e manoscritti, scopre che anche Sebastiano Rumor farebbe a volte meravigliare il buon Orazio, che s’indignava quandunque et bonus dormitat Homerus.

Far nascere a Castegnero un personaggio nato invece a Castelvecchio sembra errore da nulla, ma fa un po’ ammattire un ricercatore.

E perfino Rumor, esperto in genealogie vicentine, può smarrirsi tra i rami intricati di una genealogia ottocentesca, come quella di Miotti (di Breganze). Ma confessa lui stesso: “Se lacune o errori vi saranno – e non è improbabile che ve ne siano in lavori di tal genere – non sarà questo , lo assicuro, da imputarsi a scarso buon volere”.

Il buon volere c’era e come! Con un po’ d’enfasi, com’era nel suo stile, Giuseppe De Mori nel 1923, recensendo sul Corriere Vicentino la Bibliografia Vicentina, titolò: scoprire, inseguire, fermare la storia”.

La ricerca, difatti, era svolta a sì largo raggio e a rete così fitta, che raramente le sfuggì qualche cosa di rilievo. Alla serie alfabetica degli autori seguiva poi quella delle raccolte particolari per nozze, per lauree, per morti, ecc., e giornali e i periodici, e i numeri unici, gli Statuti, la Cartografia, ecc.

Nell’era del computer la cosa può anche far sorridere, ma cent’anni, ottant’anni fa rasentava il prodigio.

Sebastiano Rumor, questo erudito eccezionale, si trovò inserito in una Vicenza dove la cultura, umanistica soprattutto, viveva un momento felice e vivace, tra Zanella declinante (e Rumor ebbe da lui negli estremi giorni gli ultimi sonetti dell’ Astichello), e Fogazzaro ormai lanciato a fama internazionale; tra Fedele Lampertico e Paolo Lioy e l’ancor giovane Piero Nardi (che sul Corriere della Sera il 7 luglio 1929 gli dedicò un pezzo nobile e affettuoso).

Era per tutti “Don Bastian”: un prete, cioè, che non rifuggiva dal dimostrarsi tale, e saliva quotidianamente a celebrare a Monte Berico e ne riscendeva con il rosario o il breviario in mano. Entrava così in città, al lavoro, sereno e santificato, a incontrare tutto con la sua faccia sorridente, con la mitezza del suo carattere, con la sapienza della sua cultura umanissima.

Anche la morte sembrò rientrare nei suoi preventivi senza ansie. “Poter morire nella terra di Gesù!” aveva sussurrato agli intimi prima di partire per la Terra Santa, l’ultimo viaggio, che provvidenzialmente, diremmo, lo distaccò da Vicenza e da Monte Berico, a cui era aggrappato dalla nascita.

Era nato a Vicenza il 29 maggio 1862, morì a Gerusalemme il 17 giugno 1929. La sua ultima lettera da Gerusalemme al nipote Pio porta la data “30.5.1929 Festa del Corpus Domini”. Vi si legge, tra l’altro: “…Venerdì 28 ho celebrato al Calvario, poi ho assistito alla Messa del Pellegrinaggio al Sepolcro, ma verso la fine mi colse uno svenimento abbastanza lungo e forte. Per fortuna me era vicino un illustre medico, che mi vuole bene e mi colma di cortesie. Mi portarono e distesero in un’ arca marmorea. Vedendomi così e sentendomi tanto spossato ho pensato che poteva essere la fine e il pensiero di morire dove è morto il Redentore, accanto al suo Sepolcro, mi riempì l’animo di tanta pace, che non ti so esprimere (…). Ora che ho visitato e venerato la casa di Nazaret, dove avvenne il grande Mistero, e i vari luoghi illustrati dalla vita privata e pubblica di Gesù, il Tabor, il Calvario, il Sepolcro, dove apparve alla Maddalena, ritornerei di volo a casa e alla mia biblioteca: a quest’ultima  particolarmente cui penso sempree sopra ogni altra cosa, dopo la mia Madonna di Monte Berico, dalla quale mi pare un secolo di essere lontano…”.

Ma torniamo al grande bibliografo che tutta Europa onorò e rimpianse e che pubblicando la Bibliografia scrisse così: “Licenziando questo volume, faccio l’augurio che i cultori delle memorie patrie, un dì legione, oggi esiguo drappello, aumentino, e siano degni della loro terra e del nostro passato, poiché la Provincia di Vicenza, sotto ogni aspetto, può figurare con onore fra le maggiori e più illustri d’Italia”.

L’esiguo drappello è, ai nostri giorni, ridivenuto legione, e va ingrossando le sue file. Ma sono proprio tutti degni della loro terra e del nostro passato? (…). Noi, vecchi ormai e legati al libro da leggere sfogliando e non digitando, sentiremo più vicino, affettuoso, sapiente, vigilante il nostro “ Don Bastian”. Come faremmo senza di lui ?

 

L’Autore
Sebastiano Rumor (Vicenza 29 maggio 1862 – Gerusalemme 17 giugno 1929), ordinato sacerdote nel 1886, divenne vicebibliotecario nel 1890 e, nel dicembre del 1925, direttore della Biblioteca Bertoliana di Vicenza; si distinse come bibliografo e studioso di storia locale.
Socio dell’Associazione dei Bibliotecari e Direttori di Musei e Archivi Comunali e Provinciali, dopo il primo Congresso, tenuto a Padova nel 1925, fece parte della delegazione che si recò a Roma per incontrare il Ministro della Pubblica Istruzione. Fu poi tra i presidenti del 2º Congresso Nazionale, tenuto a Bologna nel 1928.
Divenne, inoltre,  membro effettivo della Deputazione di Storia Patria di Venezia, presidente della Commissione Direttiva del Museo Civico di Vicenza e della Commissione Conservatrice dei Monumenti, socio dell’Ateneo Veneto, dell’Accademia Olimpica e dell’Accademia degli Agiati di Rovereto.

L’Opera
La stesura completa della “Bibliografia storica di Vicenza e provincia” richiese molti anni di lavoro.
Nel 1890 Sebastiano Rumor, bibliotecario della Biblioteca Bertoliana, pubblicò, infatti, solo il primo volume dei due originariamente previsti, comprendente l’elenco di una parte delle opere degli scrittori italiani e stranieri che avevano parlato di Vicenza e della sua provincia.
La compilazione fu interrotta per essere ripresa qualche tempo dopo fino a che, nel 1916, l’autore decise di ripubblicare la versione riveduta e corretta del primo volume, a cui si aggiunse, nel 1924, un supplemento integrativo.
Nel 1939, dieci anni dopo la sua morte , avvenuta il 17 giugno 1929 a Gerusalemme, venne pubblicato il secondo volume della “Bibliografia”, curato dai parenti, sulla base degli appunti da lui lasciati.
Il risultato fu un’opera monumentale che poche città italiane possono vantare di possedere per il loro territorio.
Scorrendo l’indice, si può avere un’idea precisa della vastità delle tematiche affrontate. Si ritrovano, fra le altre, le seguenti sezioni: memorie e correzioni, memorie anonime e documenti, raccolte per ingressi di vescovi e parroci, raccolte di orazioni di podestà e capitani, serie di giornali vicentini, statuti e cartografia, varie.
L’opera fu giudicata dai contemporanei come uno degli esempi più significativi della tradizione dell’eruditismo ottocentesco ed è ancora oggi il massimo strumento per la ricerca, relativa al periodo storico che va dal 1700 al 1929.
I tre tomi originali ( il primo, l’aggiornamento e il secondo) sono stati da noi raccolti in un unico grande ed elegante volume, finemente realizzato, che contiene anche un’introduzione biografica e bibliografica su Sebastiano Rumor, scritta dal prof. Ermenegildo Reato.