Vicenza: evento culturale a Palazzo Giustiniani-Baggio-Fondazione Cariverona

Con un evento culturale pubblico, a Palazzo Giustiniani-Baggio-Fondazione Cariverona, Gilberto Padovan editore ha donato a tutte le Biblioteche Civiche della provincia di Vicenza una copia di una rara mappa topografica del territorio vicentino del 1775.

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Custodita, da generazioni, da una famiglia vicentina residente a Bologna, la mappa, che misura circa due metri di altezza per un metro e quaranta di larghezza, è stata scoperta dall’editore vicentino Gilberto Padovan, noto per la sua competenza nel campo dell’iconografia. La stessa gli è stata affidata, affinchè la portasse alla luce e ne facesse conoscere la bellezza e il notevole interesse documentale, dando ad essa il necessario e giusto risalto storico.

Ne sono nati, dunque, una riproduzione anastatica su una preziosa carta per stampe d’arte di un metro per settanta centimetri, in tiratura limitata, e, appunto, questo interessante volumetto firmato da Giuseppe Barbieri. In una trentina di pagine, corredate da un ricco apparato iconografico, lo storico Giuseppe Barbieri propone una serie di ipotesi circa la datazione – stabilita entro i confini del XVIII secolo – e la funzione della mappa, oltre che sulla sua possibile paternità.

Dopo aver indicato, dunque, quelli che possono essere i punti di riferimento maggiormente attendibili per collocare cronologicamente l’opera, Barbieri passa ad esaminare più nel dettaglio la mappa. Si tratta, si legge tra l’altro, di “un disegno a penna su carta intelata con colorazioni ad acquerello”. Particolare il contorno del capoluogo, “ a mezza via tra una veduta a volo d’uccello e una ripresa più aggiornata, zenitale, come quella inaugurata da Gian Domenico Dall’Acqua nella Vicenza del 1711”.

Barbieri si sofferma poi su quella che definisce “una curiosa legenda”, ossia le “Modalità per l’intelligenza della Mappa” visibili in prossimità del margine inferiore sinistro della mappa. Fin dalle prime analisi – commenta lo studioso – questa leggenda è subito apparsa come “un elemento di plurale problematicità: perché sembrava stabilire il valore funzionale della mappa, connotandola come strumento operativo, volto a tratteggiare una nuova possibile configurazione della rete di controllo fiscale sul territorio da parte del governo veneziano”, e in tal senso andrebbe letta l’annotazione “Nuovi Veneti progettati appostamenti”, in relazione a quelle relative alle dislocazioni dei posti di controllo daziario della Serenissima e dell’impero asburgico. Ma il problema stava, secondo Barbieri, nel fatto che se questa era la funzione della mappa, non si spiegava perché in essa mancassero del tutto, ad esempio, “i segnali di guado o di trasporto fluviale, distinti in tabella tra “Barche grosse” e “ piccole Barche”; e ancora Barbieri segnala come manchi “il confine rosso di Stato “che dimostra la Linea Maestra Confinale tra Sovrani”, giallo sin dalla tabella”; e “stupisce – continua lo storico – , al di là della indicazione di una rete abbastanza fitta di nuovi  “appostamenti”, il numero pressochè impercettibile di avamposti esattoriali nell’area settentrionale, ossia nella zona di confine tra Stato veneto e Tirolo dove, malgrado le ampie deroghe in materia di cui godeva la Spettabile Reggenza, essi risultano essere, spesso, di attualissima necessità, ma anche di documentata dislocazione”.

Proseguendo nella sua indagine, lo storico guida dunque il lettore attraverso questo “giallo” dell’iconografia vicentina: un’indagine appassionante tanto quanto scorrere direttamente con gli occhi questa preziosa testimonianza del passato della nostra terra.

Ecco allora che nella sottile trama delle vie di comunicazione e dei corsi d’acqua, affiorano fino al nostro presente del terzo millennio i volti settecenteschi di Vicenza, naturalmente, ma anche di Montecchio, di Brendola Montebello, Lonigo, Cologna, Barbarano e Orgian (sic); di Camisano, Marostica, Bassano; di Arzignan (sic), Malo, Valdagno, Tiene (sic) e Schio; ma anche di tanti piccoli paesi, che punteggiano valli e alture, dalla corona delle montagne dell’Altopiano fino ai Colli Berici.

“La mappa – scrive in conclusione Barbieri – si configura come preziosa testimonianza di una società, e di una fase storica, che si avviava inesorabilmente a conclusione; e la sua impostazione centripeta, che certamente favorisce la resa grafica del foglio, attesta, altresì, la consolidata strategia, nello Stato veneto, di riordinare per quanto possibile l’esistente, la difficoltà crescente a misurarsi con scenari nuovi, troppo ampi e di conseguenza non controllabili, di cui si preferiva rifiutare anche solo la possibilità. E’ una storia di due secoli fa?”.