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L’editore Gilberto Padovan, in collaborazione con il Museo Diocesano, ha organizzato una conferenza, intitolata “Vicenza nel ‘500”, nel Salone d’Onore del Palazzo delle Opere Sociali, a Vicenza. Il tema è stato trattato dallo storico e Accademico Olimpico Luca Trevisan, affiancato dal direttore del Museo Diocesano mons. Francesco Gasparini. Nell’occasione, l’editore ha anche presentato una riproduzione d’arte, in tiratura limitata, della Pianta di Vicenza conservata nella Biblioteca Angelica e dell’affresco, ad essa ispirato, che si trova nelle Gallerie delle Carte Geografiche del Vaticano.
Vicenza è davvero la città del Palladio? Quando nel 1580 si spegneva il celebre architetto, Vicenza appariva come una città vittima di un’operazione urbanistica pressoché fallimentare, costellata di edifici in via di costruzione ovvero interrotti e incompiuti. A denunciarlo rimane la ben nota Pianta Angelica, delineata esattamente in quegli anni, che si configura oggi come un documento di scrupolosa attenzione descrittiva e di grande interesse al fine di ricostruire la facies urbana della Vicenza cinquecentesca. Finalizzata ad essere spedita alla corte pontificia, per l’esecuzione di un affresco che ritraesse la città berica all’interno dei palazzi papali, la Pianta assunse per gli studiosi di storia dell’architettura vicentina un valore del tutto particolare che vogliamo in questa conferenza ripercorrere insieme. Ne consegue che il discorso avrà modo di allargarsi non solo a considerazioni di carattere storico e architettonico specificamente incentrate su edifici di particolare valore, ma anche di ampliarsi aconsiderazioni collaterali in grado di dipanare una sfera culturale più profonda, che sappia coinvolgere contesti pittorici, scultorei, letterari, economici e sociali in genere. Il tutto con la finalità di ripercorrere e ricostruire l’arte e la storia di Vicenza nel corso del XVI secolo – che fu in definitiva uno dei secoli più fortunati per la città – e con l’obiettivo di indagare se il centro berico fosse davvero la città del Palladio e in che modo si sia formato un mito oggi inscindibile dal nome stesso della città.