In occasione delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, l’editore Gilberto Padovan ha organizzato un incontro culturale a tavola, nei locali del “Piccolo Mondo” a Zovencedo (Vicenza), con ricordi e letture incentrati soprattutto sull’epopea del Monte Pasubio. Sono intervenuti Alberto Burato, ricercatore storico e medico militare , e Massimo Celegato, musicologo . Nell’occasione è stata presentata anche una suggestiva ristampa d’arte. Mauro Passarin ha scritto: ”Tra il monte Pasubio e la Grande Guerra c’è un legame talmente profondo da spingere a pensare che il primo esista perché è stata la seconda a generarlo”. Austriaci e Italiani erano consapevoli che il Pasubio fosse il cardine del fronte tra l’Adige e l’Altopiano di Asiago e, per questo, fu “la montagna più accanitamente contesa fra tutte sul fronte alpino”. Tra i mesi di maggio e dicembre del 1915, le nostre truppe avevano occupato l’intero massiccio, arrivando vicino a Rovereto, ma tale avanzata si fermò davanti alla linea di massimo arretramento prevista dagli Imperiali. Da quella linea gli Autro-Ungarici, il 15 maggio 1916, sferrarono “l’Offensiva di Primavera”, passata alla Storia con il termine di “Strafexpedition”. Nel giro di pochi giorni la battaglia si spostava sul Col Santo e, contemporaneamente, attraverso le valli sottostanti, gli Austro-Ungarici ne tentavano l’avvolgimento. In Vallarsa venivano bloccati dai Nostri nei centri di Parrocchia e Zendri, ma in Val Posina si avvicinarono pericolosamente al Colle Xomo e a Bocchetta Campiglia. Sul versante occidentale gli Austriaci occupavano l’Alpe di Cosmagnon e il ciglione Lora- Sogi. Al centro i due eserciti nemici si fronteggiavano su due cime rocciose, fino ad allora senza nome, che diventeranno poi famose con i nomi di Dente Italiano e Dente Austriaco. Contro la difesa di quelle posizioni, da parte dei soldati italiani, il 17 giugno 1916 veniva meno l’offensiva Austro-Ungarica. Dal giugno 1916 al novembre 1918 il Pasubio continuò ad essere teatro di sconvolgenti e tragici combattimenti che trasformeranno la montagna in quella che un soldato austriaco definì “la caldaia delle streghe”. La vita, in questo luogo, superò ogni limite di sopportazione umana:”Il vivere fu ben più duro che il morire”.
A ricordo del soldato Arturo Padovan, nato nell’aprile del 1897, decorato con medaglia d’Oro e Croce di Guerra, insignito Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto con decreto del Presidente della Repubblica n. 26608, il 5 maggio 1971. Ha combattuto sul fronte del Carso durante la Grande Guerra. E’ stato ferito in una missione, come corriere, fra un comando di tappa e l’altro. Sepolto sotto una valanga di neve, si è salvato miracolosamente perché protetto da un albero.