Bassano: veduta di piazza Garibaldi

di Giambattista VincoDaSesso

Bassano: veduta di piazza GaribaldiCon l’unità d’Italia venne di moda intitolare ai protagonisti del Risorgimento vie e piazze delle città, cancellando gli antichi toponimi, che però spesso durarono nella memoria e nella parlata della gente.

Così dal 1870 la piazza, la cui suggestiva bellezza è colta in questa veduta, ebbe il nome di Garibaldi.

Dell’eroico condottiero spicca sulla facciata del piccolo edificio, dietro l’abside di San Francesco il busto lavorato in bronzo ad altorilievo dallo scultore povese Giovanni Fusaro nel 1883.

All’origine, l’effigie garibaldina era collocata sulla facciata settentrionale della chiesa là dove ora sta il Monumento ai caduti bassanesi di tutte le guerre affiancato da un folto alloro.

Poi, con il restauro della chiesa condotto dal 1926 al 1928, il busto venne sistemato dov’è attualmente.

Come ben risulta dalla pianta dapontiana, un tempo nella zona centrale, ora pavimentata a corsi andanti di pietra di Asiago e del Grappa, si apriva una grande fossa, dove si raccoglieva l’acqua piovana scolata dalle contrade superiori che serviva per spegnere gli incendi in città.

Per questo motivo la piazza venne detta “della Fossa”.

Chiusa questa, prevalse il nome di “Piazza di San Francesco” usato nei documenti ufficiali fin al 1870 ma ancora vivo nella parlata della gente.

“Piazza delle Erbe” la chiamarono familiarmente i bassanesi dell’Ottocento perché vi si svolgeva il mercato della frutta e della verdura.

La piazza venne ampliata a sud quando intorno al 1780 si acquisì alla pubblica viabilità parte del sagrato e il terreno cimiteriale che attorniava la chiesa.

Questa oggi mostra il volto originario, liberato dalle superfetazioni con i lavori di restauro conclusi nel 1928, che interessarono anche l’interno.

Costruita dai frati minori nei primi anni del Trecento, ha la semplicità e il rigore dell’architettura francescana e per questo tanto piace ed è cara ai bassanesi. L’esterno è caratterizzato dal paramento di cotto e di sassi della Brenta, descritto con gusto miniaturistico da Albanello.

Come si nota nella veduta, sulla recente pavimentazione è ricordato il perimetro del prolungamento dell’abside compiuto nel Settecento.

Alla chiesa con il suo campanile corrisponde di fronte la quinta delle case dominate dalla torre, che la tradizione attribuisce ad Ezzelino ma che probabilmente fu innalzata dai Padovani agli inizi del Trecento, con la funzione di avvistare il nemico e di controllare il nucleo abitato.

Vari sono i nomi che essa ha preso nel tempo: “Torre Grande”, “Torre del Borgo Novo”, (con i suoi quarantadue metri è la più alta delle torri cittadine), “Torre della Fossa” a partire dal Quattrocento, “Torre dell’orologio” dalla metà del Settecento.

La sommità venne rialzata e sistemata con le aperture ad arco acuto e la merlatura ghibellina da Antonio Gaidon nel 1823.

Dà un tocco festoso alla piazza la monumentale fontana (1898), realizzata dallo scultore veronese Spazzi e donata alla città dal sindaco Bonaguro per celebrare la costruzione dell’acquedotto pubblico da lui fermamente voluto.

Il punto di osservazione adottato in questa veduta consente di penetrare con lo sguardo, attraverso la breve via San Bassiano, fino al fondo della vicina Piazza Libertà.